Redemption for the Pope? è il titolo dell’editoriale irriverente e sbeffeggiante pubblicato dalla rivista scientifica britannica The Lancet. Gonfi della propria prosopopea laicista, i membri del comitato di redazione della rivista hanno scordato (volutamente o no?) alcune dichiarazioni in passato pubblicate proprio sulla stessa. Ci sarebbe quasi da ridere, se in ballo non ci fosse una questione così tanto drammatica, a rileggere i toni dell’articolo che supponente dichiara: «non è chiaro se l’errore del Papa sia dovuto ad ignoranza o se sia un deliberato tentativo di manipolare la scienza». Certo, il Papa è un ignorante. Si sa, poverino, che è cresciuto sulla strada, a mala pena sa scrivere, figuriamoci se è capace di intendere appieno il complesso meccanismo di un profilattico, non può. Occorrono i lumi dell’emancipato sapere anglosassone a insegnare a questo incivile, legato alla ripetizione del rito sacro come la più scadente delle scimmie evolute, la dinamica della contraccezione.



Peccato che gli stessi luminari, nove anni orsono, pubblicassero uno studio teso a dimostrare quanto fosse comunque elevato il rischio di contagio da AIDS nonostante l’uso del profilattico. Infatti, nello studio di John Richens, John Imrie e Andrew Copas, pubblicato proprio da da The Lancet con il titolo Condoms and seat belts: the parallels and the lessons” (Volume 355, Number 9201, 29 January 2000), gli autori dimostrano come «il senso di sicurezza moltiplichi i comportamenti [sessuali] a rischio». E, continuavano gli studiosi, «il rischio di contrarre il virus HIV usando i preservativi durante i rapporti sessuali è nell’ordine del 15%». Peraltro lo studio pubblicato da The Lancet mostra che in Africa i Paesi dove il preservativo è più diffuso (Zimbabwe, Botswana, Sudafrica e Kenya) sono anche quelli con i tassi il cui livello di sieropositività è fra i  più alti.



Ora, sarebbe forse un azzardo suggerire che il tutto sia stato offuscato da una maliziosa volontà di produrre nocumento all’immagine e alla persona di Sua Santità. Vero è però che quanto accaduto in questi ultimi giorni testimonia di un diffuso risentimento, nei confronti del pontefice e della Chiesa cattolica, pronto a risvegliarsi quasi istintivamente ogniqualvolta questi soggetti vadano a toccare determinati argomenti che la vulgata dominante pretende siano assodati e indiscutibili. Tale atteggiamento fa sì che il furore ideologico cancelli la possibilità di un autentico confronto coi dati di fatto anche se a fornire prove a favore della parte osteggiata non è un rappresentate dell’altro schieramento, bensì il proprio passato.

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