E’ stata assegnata al pm Diana De Martino della procura di Roma la riapertura dell’indagine, l’ennesima proposta in questi anni, sulla morte di Pier Paolo Pasolini, ucciso all’idroscalo di Ostia nella notte tra il primo e il due novembre del 1975. Lo ha detto l’avvocato Stefano Maccioni che insieme con la criminologa Simona Ruffini aveva depositato una istanza a piazzale Clodio nei giorni scorsi.



«Adesso ci auguriamo – ha detto l’avvocato Maccioni – che il pm incaricato decida di accogliere la nostra istanza richiedendo al più presto la riapertura della indagini al gip considerata la necessità di fugare al più presto i dubbi emersi in seguito alle varie dichiarazioni di Pino Pelosi il 12 settembre dello scorso anno e pubblicate nel libro “Profondo nero” e soprattutto nelle conclusioni del pm Vincenzo Calia, sostituto a Pavia, che indagò sulla morte di Enrico Mattei».



«Quello che abbiamo richiesto agli investigatori – ha concluso l’avvocato Maccioni – può essere riassunto in due punti: analizzare compiutamente quanto contenuto nelle indagini svolte dal Pubblico Ministero Vincenzo Calia in relazione alla morte di Enrico Mattei, in particolare quanto emerso con riferimento al manoscritto ‘Petrolio’ di Pier Paolo Pasolini e al libro ‘Questo è Cefis’ di Giorgio Steimetz, ovvero la tesi secondo la quale lo scrittore ucciso sarebbe venuto a conoscenza dei mandanti dell’omicidio Mattei indicandoli nel proprio romanzo; ed accertare pertanto se sussista un collegamento tra gli assassinii di Mattei, De Mauro e Pasolini; e per questo effettuare le necessarie indagini scientifiche sui reperti conservati presso il Museo Criminologico di Roma».

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