Berlusconi e il ministro Gelmini inaugurano la scuola nella tendopoli di Poggio Picenze. Ma non è lo Stato ad entrare nelle aule. E’ la Società. Quella fatta dal sindaco, che è anche dirigente scolastico; dal parroco, che conosce i bambini nelle loro pretese e nelle loro speranze. Quella fatta dai genitori, che in un paese così piccolo, dove tutti sanno tutto, e dove a volte si sa troppo, hanno ancora un forte senso della famiglia. Passato Berlusconi, ripartita la Gelmini, spento quell’immenso circo mediatico che ha fatto di quei poveri scolaretti emblema di un dramma, rimangono le insegnanti con i propri alunni. A loro il difficile compito di educarli, di trasmettere valori, farli diventare veri uomini, capaci di riconoscere in ogni situazione il loro destino.



Dagli studenti più piccoli a quelli più grandi. Ieri ho conosciuto alcuni ragazzi, tra cui Stefano e Ida, rappresentanti degli studenti in Consiglio di amministrazione e nel Senato accademico dell’università aquilana. A loro il difficile compito di contribuire a trovare soluzioni per il futuro, per quegli studenti già iscritti, ora alle prese con esami e tesi in un disordine globale; per quelli che vorranno, si spera, iscriversi, al fine di non distruggere una tradizione universitaria, che è diventata anche ossatura economica della città. In loro uno sguardo concreto sulla realtà. Il primo pensiero è stato quello di analizzare quali potessero essere i bisogni dei loro colleghi. Dall’iscrizione agli esami a dove svolgerli. La necessità di trovare libri di testo per chi sotto le macerie del terremoto ha perso tutto. All’Università c’è tanto da fare. In loro tanta voglia di riuscire. Piccoli gesti ma anche grandi disegni, come quello di riuscire a far togliere il pagamento della seconda rata delle tasse e, addirittura, esentare tutti coloro che si iscrivono il prossimo anno accademico.



Il mondo universitario è il più colpito dal terremoto. Tanti studenti rimasti uccisi, diversi feriti. Case, spesso catapecchie, affittate loro a prezzi esorbitanti. Nella rinascita c’è la volontà di individuare una zona dove realizzare un campus, di nuovi alloggi a prezzi equi. Ecco, loro sono qui. Avrebbero potuto scegliere di tornare ai loro paesi d’origine, lontano dalle scosse a pensare alle prossime vacanze. Invece danno un senso alla loro vita guardando in faccia alla realtà, al bisogno di ricominciare. Giocano il loro tempo non per gli studenti in generale, ma per ciascuno studente. Per quello che avevano conosciuto a mensa piuttosto che a lezione; per quello che aveva chiesto un consiglio. Ognuno ha un volto, un nome e un cognome. Loro sono lì, presenti.



Ancora scosse, di assestamento dicono. Quanto basta per incutere senso di timore e incertezza per il futuro. Nascono tendopoli spontanee anche a Teramo, gente che dorme in macchina. Nonostante ciò la vita continua. Ieri c’è stato il 294° morto ufficiale per colpa del terremoto. La bella notizia è che sabato Massimo e Annachiara si sposano. Il primo matrimonio a L’Aquila dopo il 6 aprile. Nasce una nuova famiglia.

(Fabio Capolla – Giornalista de Il Tempo)

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