È l’ora dello smarrimento, della concitazione, del brulicare senza meta, alla ricerca quasi isterica di non si sa che cosa: macerie, detriti, ambulanze che vanno e vengono, squadre che provano percepire l’ultimo respiro, mani che scavano tra i pianti e i gemiti.
È l’ora dello smarrimento: venti secondi – tanto è durata secondo i sismologi la terribile scossa di terremoto che ha fatto svegliare mezza Italia, e l’Abruzzo intero, nel cuore della notte – e ciò che è significato sudore, fatica, duro lavoro, tanti sacrifici è diventato nient’altro che detriti, macerie, polvere. Lo smarrimento – ma non la disperazione – di decine di migliaia di persone che da questa notte non hanno più niente. Molte di queste non hanno più neppure un figlio, un padre, una moglie, una zia, un parente caro. Venti secondi, l’abisso.
E ora, mentre lo smarrimento tende ad avere il sopravvento, si prova a cercar di capire a quanto ammontano i danni, per capire da dove ripartire quando la polvere sarà scesa. Già, ripartire: una parola difficile, eccessiva, che in alcuni piccolissimi centri come Onna, Paganica, Castelnuovo fa rima semplicemente con “rifondare”: non c’è quasi nulla da far ripartire, c’è da ricreare da capo tutto, il sisma non ha lasciato scampo a niente. Interi borghi rasi al suolo, per un totale di circa 50 mila sfollati, più della metà dell’Aquila, il resto del comprensorio. Difficile dire da dove ripartire quando lo smarrimento si fa avanti.
Di sicuro ci sono alcuni fatti che parlano, e forse parleranno ancora di più nei prossimi giorni, come quel senso di solidarietà innato, venuto prepotentemente e inevitabilmente a galla anche in quest’occasione, forse amplificato dal fatto che il terremoto è stato avvertito fisicamente dappertutto, o che mai come in questa occasione i media si sono rivelati capaci di far vivere quasi in diretta le concitate fasi dei soccorsi, in una sorta di Grande Fratello al quale nessuno avrebbe mai voluto partecipare.
Una solidarietà talmente grande da far dire al presidente della Regione, Gianni Chiodi, già a mezza giornata: basta donare sangue, ce n’è a sufficienza, ce n’è fin troppo. O la solidarietà del Banco Alimentare dell’Abruzzo, tra i primi a invitare la cittadinanza a donare alimenti da far pervenire immediatamente nelle zone terremotate, una sorta di Colletta fuori stagione che ha coinvolto subito numerose persone.
Per non parlare delle numerose associazioni di protezione civile, che neppure un’ora dopo le fatidiche 3.32 erano già a L’Aquila a portare i primi soccorsi, sfidando l’arroganza delle tante scosse di assestamento che si susseguivano senza tregua. E dei tanti cittadini che in continuazione mettono a disposizione tempo, mezzi, case, roulotte, tende, camper, prendendo d’assalto prefetture, centri servizio per il volontariato, enti, istituzioni. Si stima che già questa sera saranno 5mila i volontari giunti nella zona a dar man forte alle forze dell’ordine e di protezione civile, per realizzare a tempo di record una tendopoli di 20 mila posti.
È una solidarietà che come sempre sorprende, si insinua nello smarrimento e apre un varco nei volti di tante persone distrutte davanti a tanta devastazione. Forse, nei prossimi giorni, si capirà se si potrà ripartire anche da lì.
(Piergiorgio Greco)