Niente fasce tricolori, oggi. Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila, è tornato improvvisamente ad essere uno dei tanti. Non in senso negativo, beninteso, non per degrado; ma perché la circostanza è quella, un’unica immane tragedia che ha coinvolto tutti gli aquilani, dal primo all’ultimo. Le case tremano per tutti; se non che, per Cialente, alla responsabilità propria e della propria famiglia si aggiunge anche quella delle sorti di tutta la città



Nel mezzo di un pomeriggio di intenso lavoro, mentre ancora la terra trema con scosse ben più forti dei semplici assestamenti di routine, Ilsussidiario.net lo ha raggiunto per capire qual è la situazione, dall’interno, nella città.

Signor sindaco, mentre ancora si cercano i corpi dei sopravvissuti tra le macerie, mentre ancora non si conosce il numero delle vittime e degli sfollati, la terra è tornata ancora a tremare pesantemente. Qual è la situazione?



Effettivamente le scosse che si stanno susseguendo, dopo quella tremenda dell’altra notte e che ha messo in ginocchio la città, continuano ad essere di fortissima entità, complicando così tutte le operazioni di soccorso e aumentando la paura. Già le scosse di stamattina (ieri, ndr) sono state molto forti, e hanno creato ulteriori danni nella zona Ovest della città, ormai pesantemente colpita dal sisma.

La gente come sta affrontando questa situazione di continua emergenza?

Naturalmente la gente è molto spaventata. Ma nonostante questo c’è una grandissima dignità, c’è l’orgoglio di cercare di affrontare la situazione comunque a testa alta. Io d’altronde mi trovo nella condizione di tutti i miei concittadini: la mia casa è lesionata, non so ancora qual è l’entità del danno e di conseguenza non ho idea di quando potrò rientrare. Ho provato stamattina a entrare in casa per un primo tentativo di accertamento, e proprio in quel momento c’è stata la scossa. Questa è la situazione in cui ci troviamo.



Quindi c’è una grande incertezza.

Quello che è successo è veramente incredibile, e bisogna essere qui, di fronte a queste macerie, per capire quanto sia disastrosa la situazione. Ma le persone cercano comunque di farsi forza. Soprattutto c’è una grande ansia di tornare a casa, di capire quando si può tornare a prendere possesso delle proprie cose. E le sto parlando da normale cittadino, da uno dei tanti che ha lo stesso problema di tutti gli altri.

Che nuova responsabilità sente in questo momento e come cambia in queste circostanze il suo ruolo di sindaco?

Le confesso che non ho quasi tempo di pensare a me in questo momento. Da quanto c’è stata la scossa dell’altra notte ho avuto tempo di rivedere la mia famiglia, mia moglie e i miei figli, a malapena per mezz’ora, poco fa. E stanotte ho dormito anch’io un’ora sola, in macchina. Questa è la condizione in cui mi trovo adesso.

I lavori di soccorso nella città come stanno procedendo?

Ormai ci sono molti volontari, molte persone impegnate che stanno lavorando tenacemente e stanno dando un contributo eccezionale. Al momento la cosa più importante è dare un alloggio alla gente: stiamo montando circa venti tendopoli, e da questo punto di vista siamo a buon punto. Vorremmo dare il massimo, ma sono passate solo 36 ore dal sisma, e la situazione è ancora del tutto instabile. Ad ogni momento poi si aggiungono problemi nuovi: in questo momento, ad esempio, stiamo affrontando il fatto che i supermercati sono inagibili. Non c’è rifornimento alimentare, e adesso dovremo inventarci qualcosa nelle prossime ore.

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