Vescovo ma anche professore. Guida di una comunità che sente il bisogno, come un padre, di educare. Il richiamo di monsignor Giuseppe Molinari è arrivato diretto al presidente della provincia, Stefania Pezzopane, già sua alunna ai tempi della scuola. Una lettera che è stata indirizzata a un esponente politico ma che leggendola diventa richiamo educativo a chiunque sta vivendo questi giorni post terremoto.
«Conosciamo tutti i disagi di chi vive in questo momento in una tenda. E ci auguriamo tutti che si possano trovare soluzioni migliori e rapide per mettere fine a queste difficoltà. Ma il tuo grido di protesta sembra dimenticare che siamo tutti interessati a risolvere subito il problema. La tua sembra essere un’accusa indiscriminata contro lo Stato, contro la Protezione Civile e contro tutti coloro che si stanno prodigando generosamente nei confronti della nostra popolazione e si stanno impegnando nella ricerca delle soluzioni concrete possibili».
Non solo i politici. In questi giorni, girando per le tendopoli si sentono sempre più persone prendersela con tutto e tutti per la situazione sempre più pesante, sempre più precaria, sempre più difficile. La figura del padre che richiama per indicare la strada da percorrere.
«E’ facile, purtroppo, in questi momenti, cedere alla tentazione di speculare sulla tragedia che ci ha colpiti. Non è giusto far leva sui disagi e la stanchezza della gente che vive nelle tendopoli anche se è certamente doveroso rimanere all’erta affinché l’opera di ricostruzione avvenga nella trasparenza e velocemente».
La gente reclama, tanti vorrebbero che tutto fosse già parte del passato. Solo l’opera dell’uomo, il suo impegno quotidiano può invece dare un domani a ciascuno di noi, in famiglia, nel lavoro. Le difficoltà sono tante. Io ho a disposizione un prefabbricato per riprendere il mio lavoro in un luogo certo. Ma la burocrazia oggi non mi sa ancora indicare un luogo dove farlo sistemare, dove poter allacciare luce ed acqua. Così rimango precario in mezzo alla strada. E allora faccio mie le parole che l’arcivescovo ha detto al Papa quanto è venuto a L’Aquila.
«L’ho detto anche dinanzi al Papa e lo ripeto: oggi la nostra città ha bisogno di uomini e donne che cerchino con lealtà soluzioni concrete e condivise per il bene del nostro popolo. L’unità è la nostra forza, la divisione e la rissa sono la nostra più grande debolezza».
Unità nella condivisione per il bene di un popolo. Per il futuro dell’Aquila e degli aquilani.
(Fabio Capolla – Giornalista de Il Tempo)