Caro Meron, ieri sera le nuove luci che illuminano le Mura di Solimano il Magnifico, dalla porta di Erode a quella di Damasco e poi alla porta Nuova, erano ancora accese. Il comune, tu lo sai, le ha poste appena prima dell’arrivo del Papa. Quelle porte si sarebbero viste dal finestrino della sua auto quando sarebbe rientrato a dormire alla Nunziatura. Così dopo decenni di incuria quel tratto di mura è stato illuminato, come già accadeva da tempo alle mura più vicine alla porta di Jaffa e alle altre porte più care alla cultura ebraica.



Il mio potrà sembrare, a qualcuno, un accostamento un po’ “piccino”, ma tu sai, anzi tu me lo hai insegnato, che la vita quotidiana degli uomini e delle donne a Gerusalemme è segnata da tante piccole cose, anche meschine. Insieme alle luci, il comune ha ripulito il terreno antistante dalle erbacce e dalle immondizie e poi ha posto una cancellata di ferro. Questa cosa non mi è piaciuta, perché ora so che quando è venerdì e soprattutto quando arriverà il prossimo mese del ramadan la gente non potrà più riposare sotto le mura conquistando, soprattutto d’estate, il fresco che offrono. Così come da decenni faceva. Ed allora mi sono chiesto: le mura, le pietre e quello che fanno le “autorità” per conservarle servono veramente alla vita degli uomini e delle donne, dei vecchi e dei bambini?



Ma, tu Meron, da buon israeliano ed ebreo tenace, hai fatto di più. Presto leggerò il tuo rapporto su Silwan, lì dove il nuovo sindaco di Gerusalemme è deciso a costruire un parco archeologico. Lì, afferma il sindaco, è il cuore antico di Israele. La storia, tuttavia, si incarna nelle persone e così gli abitanti della zona, quasi cento famiglie arabe, hanno ricevuto l’ordine di demolizione delle loro case. Tu Meron hai sempre contestato chi, fosse pure un tuo concittadino o archeologo di fama, non ha rispetto per le persone e talvolta mente piegando la storia, la cultura, la religione alla cattiva politica. Grazie Meron per il tuo amore alla verità e per il tuo rispetto per chi vive su questa terra, prima del tuo arrivo.



Anche il Papa ieri ha abbracciato e baciato delle pietre. Ma sai cosa ha detto? Che la tomba vuota di Gesù è segno di speranza, insomma che la morte non è tutto. Non la tomba, ma il fatto che sia vuota, per lui è la cosa più importante. Ed anche per noi.

Ieri un elicottero volteggiava, sopra la mia casa, ed era uguale a quello che il Papa ha usato in questi giorni. Ho chiamato Francesco, nove anni, che ieri venerdì non andava a scuola. Gli ho detto: «guarda, forse quell’elicottero porterà via il Papa». Lui mi ha risposto: «cosa dici, quello è un elicottero militare». Aveva ragione. Gli ho risposto: «il Papa ha pazienza ed usa quello che c’è».

(Filippo Landi)