Oggi rileggevo i nomi delle persone morte un mese fa sotto le macerie del terremoto. Lo sguardo si è fermato quando ha incrociato il nome di Benedetta, 26 anni. Il primo nome che la notte del 6 aprile, ho sentito urlare a squarciagola dal padre, che al buio, a mani nude, cercava di togliere pietre e lastroni di cemento armato, per ritrovare la figlia. Proprio oggi leggevo sull’home page che è Santa Benedetta. Non l’ho mai conosciuta Benedetta Pezzopane, non so chi fosse, ma è nel mio cuore. Richiamo forte alla realtà di quanto è successo.



E’ stata una giornata di ricordi, soprattutto una giornata di preghiera. Una seduta solenne del Consiglio regionale, alla presenza del Presidente della Camera Gianfranco Fini. Una seduta cominciata con il minuto di silenzio, il ricordo e la preghiera. Ieri l’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, ha officiato una messa in suffragio delle vittime del terremoto, nel trigesimo dalla morte.



«Per loro oggi vogliamo pregare ancora, in modo particolare, perché il Signore li accolga e li custodisca nel suo amore e faccia sperimentare la pienezza della vita e della gioia. Vogliamo ancora pregare, in questa Eucarestia, per tutti coloro che più sono stati sconvolti e feriti dalla scomparsa delle loro persone care. Che il Dio della vita e della speranza dia a questi fratelli e sorelle il conforto che solo il Signore può donare». Una giornata triste, che ha reso ancora più vivo il ricordo di quei momenti.

A confortare ancora le parole dell’arcivescovo. «Noi, ora, nella nostra povertà e nello smarrimento del dolore vediamo solo la morte del chicco di grano. E ai nostri poveri occhi di carne non appare nessun frutto. Vediamo solo l’assurdità e l’insopportabilità della morte di queste nostre persone care. Gesù Risorto ci faccia iniziare a vedere anche i frutti pasquali di questo sacrificio. Da tutta questa sofferenza sta già nascendo una riscoperta dei valori più importanti, solidarietà, amore, voglia di ricostruire le anime, le case, la città».



Difficile per me oggi raccontare questa giornata usando parole più vere di quelle del Padre di questa città ferita. «Un Dio che si è fatto uomo e ha preso su di sé tutti nostri peccati e “per le sue piaghe siamo stati guariti”. Un Dio che con la sua morte ha sconfitto la nostra morte. In questi giorni, inoltre, abbiamo toccato con mano che questa nostra tragedia è stata anche un luogo straordinario, dove è fiorita tantissima commovente solidarietà. Quante storie di bontà sono già fiorite in questo deserto pieno di macerie e di lacrime…».

L’Aquila guarda al futuro, ma monsignor Molinari con realismo porta l’attenzione verso Cristo, per dare un indirizzo a come vivere ogni giorno, dove la vita di ciascuno passa attraverso Cristo. «Solo chi crede in lui trova la forza per guardare avanti e ricominciare. Ricominciare a vivere, ad amare, a costruire e ricostruire. Ricominciare a lavorare, a lottare, a trasformare questa terra. perché lì dove è passata la morte torni a fiorire tanta vita. Più forte, più bella e più luminosa di prima».

Io non avrei saputo spiegare meglio questa giornata velata di tristezza.

(Fabio Capolla – Giornalista de Il Tempo)

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