Il G8 ha rappresentato sicuramente un’esperienza professionale molto importante. Avere a poca distanza i Grandi della Terra ti fa sembrare il mondo più vicino e le grandi decisioni più semplici da prendere di quello che sembrano solitamente in realtà. Dopo che il G8 si è chiuso, prima che gli ambienti utilizzati venissero smontati, sono stati messi a disposizione del pubblico.
Per due giorni la caserma di Coppito, sede del G8, ha aperto le porte alla gente. In tanti hanno voluto vedere i luoghi dove si è svolto il summit. Un appuntamento che ha richiamato migliaia di persone, curiose di vedere come un sito militare è stato trasformato in un luogo elegante, capace di attirare i complimenti delle first ladies, dei potenti del mondo. Così si è potuto visitare la camera dove hanno dormito Obama, Berlusconi, Sarkozy, Medvedev… Oppure le grandi sale dove si sono svolti gli incontri capaci di decidere il futuro della Terra. Di grande interesse anche la mostra realizzata con le opere d’arte salvate dalla chiese aquilane nei giorni dopo il terremoto del 6 aprile.
Il G8 è stata una esperienza importante anche per L’Aquila. Al di là della valenza mondiale è importante per me valutare gli aspetti sul territorio. Il summit è stato avulso e distante dalla città. Una città che ha preferito allontanarsi, lasciando deserte le strade, anche per non trovarsi coinvolta in eventuali incidenti.
E gli incidenti non ci sono stati neanche con la manifestazione anti G8. Tanta gente che ha disertato, comitati cittadini compresi, il corteo, perché con realismo ha capito che non sarebbe servito. Che la gente ha bisogno di atti concreti e non di slogan urlati al vento. E dal G8 atti concreti a favore della gente aquilana ci sono stati. Molti Stati, dall’America, alla Spagna, alla Germania, hanno voluto essere presenti, impegnandosi a ristrutturare monumenti e chiese, paesi e opere d’arte.
Ma i Grandi della Terra, ma anche Michelle Obama, hanno voluto vedere cosa fosse successo, capire, anche commuoversi. Perché anche un uomo potente, in grado di governare e decidere su milioni di cittadini, davanti a una casa crollata, davanti a strade sventrate si commuove. Rimane da solo, uomo, come tutti noi, con i suoi pensieri, con le sue emozioni. E Michelle Obama ha chiesto dei bambini davanti a quella tragedia, mentre camminava per le strade dell’Aquila, ha chiesto quanti ne sono morti. Il pensiero a loro, come una mamma fa con i suoi figli.
Difficile raccogliere in poche righe tre giorni immensi, ricchi di momenti importanti, che rimarranno sempre nel mio bagaglio culturale, nella mia vita, nei miei ricordi. Ma la commozione vissuta da me la mattina del 6 aprile l’ho rivista negli occhi dei Grandi. Un momento che ha riportato a riflettere sulla vita quotidiana, ancora una volta, anche me. La gente spera ora, ha paura che si spengano i riflettori, che l’Italia e il mondo si dimentichino degli aquilani, di chi vive ancora nelle tende. A settembre farà freddo e anche il sindaco comincia a sentirsi sfiduciato.
Tornando al G8 tutti quanti hanno apprezzato la capacità, tipicamente italiana e questo lo possiamo dire, di riuscire ad organizzare un evento così importante all’interno di un contesto difficile, con situazioni disagiate. Una scelta voluta da Berlusconi, impensabile all’inizio, impegnativa sempre più ogni giorno che passava.
Lo stesso capo della protezione civile, Guido Bertolaso, ha fatto notare che in quei tre giorni, alla Maddalena, sede originaria del G8, c’è stato vento maestrale, oltre 50 nodi, che avrebbe impedito anche agli elicotteri di levarsi in volo. All’Aquila dopo giorni di pioggia ci sono stati tre giorni di sole.
La pioggia è tornata il giorno dopo. All’Aquila dopo giorni di continue scosse ci sono state solo leggerissime ed impercettibili scosse di terremoto durante i lavori del G8. Domenica mattina invece la terra si è fatta risentire, 4 di magnitudo. Qualcuno ha protetto i Grandi della Terra che ora dovranno proteggere L’Aquila e gli aquilani.
(Fabio Capolla – Giornalista de Il Tempo)