Ha ucciso la moglie a colpi di pistola davanti al figlio, poi ha rivolto l’arma contro di sé e si è suicidato. È accaduto a Rho, nel milanese. All’origine dell’omicidio-suicidio un movente passionale, secondo le prime ricostruzioni dell’episodio: la coppia – Cristina Messina e Piero Amariti, entrambi 34 anni, due figli, un maschietto di 6 e una femminuccia di 3-4 anni – era da qualche tempo separata.
Cristina Messina era uscita di casa con uno dei due figli e la sorella. Il marito la aspettava e le ha chiesto di scendere dalla macchina per poi ucciderla con tre colpi, due dei quali alla testa, con un revolver calibro 357 detenuto illegalmente che poi ha usato per uccidersi con un colpo alla testa. Amariti lavorava in un’agenzia di pratiche auto, mentre la moglie Cristina lavorava in un bar-trattoria di fianco alla concessionaria del padre. Sembra anche che da tempo vi fossero cattivi rapporti tra genero e suocero.
Aveva minacciato di suicidarsi e per questo Cristina Messina, la donna uccisa questa mattina a Rho, aveva denunciato il marito che, sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio (Tso) presso l’ospedale di Rho, era stato giudicato non affetto da disturbi. I due coniugi avevano avuto una violenta lite durante la quale l’uomo, Pier Amariti, aveva minacciato di togliersi la vita e, secondo la testimonianza di una parente, di uccidere anche la moglie. Per questo la donna, lo scorso 30 giugno, aveva presentato una denuncia alla Polizia di Rho, con gli atti che passarono in Procura il giorno dopo. In attesa di decidere un provvedimento restrittivo nei suoi confronti, la Procura aveva deciso di sottoporre l’uomo a Tso e autorizzò la Polizia a perquisire l’auto della coppia. In quell’occasione non venne trovata alcuna arma.
La pistola usata questa mattina dall’uomo per uccidere la moglie e suicidarsi è risultata infatti detenuta illegalmente.