Secondo quanto si è venuto a sapere, la compatibilità del Dna paragonato con il primo prelievo fatto a Bianchini e con quello dei reperti di liquido seminale ricavati dalle vittime degli stupri, sarebbe la massima statisticamente possibile e, secondo gli investigatori, non lascia adito a dubbi sulle responsabilità attribuite al ragioniere romano di 33 anni. Il prelievo bis è stato eseguito il 24 luglio scorso nel pomeriggio nel carcere di Regina Coeli a Roma L’esame venne stato disposto dai pm della procura di Roma Maria Cordova e Antonella Nespola, che hanno affidato l’incarico alla dottoressa Elisabetta Mei del Dipartimento analisi cliniche della polizia scientifica. L’accertamento tecnico-biologico è stato effettuato con le massime garanzie previste dal codice per l’accusato, secondo l’articolo 360 del codice di procedura penale, alla presenza del consulente nominato dai difensori di Bianchini, gli avvocati Bruno Andreozzi e Giorgio Olmi, ossia la dottoressa Marina Baldi, biologa genetista direttrice del consultorio di genetica del laboratorio “Genoma” di Roma.