Le prime case sono pronte. Le ha realizzate ad Onna la Provincia autonoma di Trento, finanziandole in parte, insieme alla Croce Rossa e a tanti altri. Non sono quindi appartamenti realizzati nell’ambito del progetto Case ma il risultato di una comunità che ha chiesto, preteso e voluto rimanere tale. Non sciogliersi in mille destinazioni, perdersi di vista.
«Questa tragedia ha fatto crescere il senso di appartenenza delle persone al proprio paese e alla propria comunità. Fin dai primi giorni dopo il terremoto ho sentito diverse persone dire che non se ne sarebbero andate e così è stato. Ora la consegna di queste nuove case arriva a dare un sollievo in più e a rasserenare gli animi dopo cinque mesi molto duri», ha commentato don Cesare Cardozo, parroco di Onna. «Quando si è colpiti dal male – continua il parroco – si precipita come in un tunnel da cui è difficile vedere l’uscita. Oggi, invece, vedo che la gente inizia ad intravedere un filo di luce». E proprio in questi mesi, dopo il terremoto, la gente si è guardata dentro. «E’ stato importante vivere questi mesi come comunità – ha concluso don Cesare – perché ho visto le persone sostenersi l’uno con l’altro, incoraggiandosi a vicenda. Una prova che ha portato alcuni ad un momento di sbandamento mentre per altri è stata una spinta a guardarsi dentro ritrovando nella fede la forza di andare avanti».
Un giorno di festa, un momento in cui la famiglia si ritrova, anche attorno a un tavolo, qualche volta, purtroppo con un posto vuoto, con qualcuno che non c’è più. «Però finalmente non si mangia più nella mensa della tendopoli – racconta Anna – questo significa che si può tornare a parlare, attorno a un tavolo, mentre si cena, raccontarsi la nostra giornata, chiedere ai figli come è andata a scuola. Si ricomincia a vivere». E si ricomincia a vivere anche all’asilo. Costruito in un mese e mezzo, gestito dalle suore. Erano sei i bambini di Onna lo scorso anno, 75 in totale, gli altri venivano da paesi vicini. Quest’anno i bambini di Onna saranno quattro, gli altri due sono rimasti sotto le macerie il 6 aprile.
«Iniziamo le nostre attività in questa nuova scuola – spiega suor Lilia – spinti dall’entusiasmo di questi nostri bambini. Quelli passati nelle tende sono stati mesi duri soprattutto per le persone anziane. I bambini, invece, grazie al gioco sono riusciti a superare più facilmente il dolore per l’esperienza passata». Per tutto il pomeriggio i bambini di Onna e le loro famiglie sono entrati nelle sale colorate della nuova scuola. Ad una parete vicino all’entrata sono appese le foto di due bambini che frequentavano l’asilo, morti nel crollo della loro case. «Ricominciamo carichi di speranza e con la consapevolezza che questi bambini rappresentino il nostro futuro», ha concluso suor Lilia. Un futuro che parte dal cuore dei più piccoli.
(Fabio Capolla – Giornalista de Il Tempo)