In una delle numerosissime telefonate di denuncia arrivate al telefono verde antiviolenza “Mai più sola” di Acmid-Donna, ricordo perfettamente il terrore di una donna minacciata, cui il marito aveva sequestrato i documenti, sottoposta a legnate e violenze inaudite. Come la donna che è stata rinchiusa per tre anni dentro casa e liberata dai carabinieri meno di un anno fa, dopo continue vessazioni. Sono solo alcuni dei drammi che ho potuto raccogliere personalmente. Drammi che, come ha sottolineato la vicenda di Sanaa, si consumano tra certi gruppi di immigrati di fede musulmana, fomentati dalle prediche di odio di imam fai-da-te, improvvisati, spesso e volentieri ignoranti e assolutamente ignari del messaggio moderato.



Nessuna religione predica l’odio ma in alcune la professione di fede è artatamente piegata all’intolleranza, all’incomprensione e alla violenza in quel sottobosco di moschee fasulle dietro cui si celano estremisti e guerrafondai della peggior specie. Innumerevoli sono stati i messaggi arrivati oggi presso la sede di Acmid-Donna, messaggi di solidarietà, ma anche di donne che non ce la fanno più a subire.



Ricordo che qualche tempo fa ho ricevuto una lettera-denuncia da parte di un gruppo di islamici moderati torinesi che recitava testualmente: “Sono un immigrato musulmano come tanti ormai in Italia, ho contatti con tutte le moschee di Torino e le frequento quotidianamente per incontrare qualcuno che mi guidi nella mia vita di fede. Purtroppo nella preghiere del venerdì e nelle serate di sabato e domenica, invece di trovare pace, serenità e tolleranza, sento solo parole di odio per le altre culture, inni alla Jihad, collette per Hamas. Io sono pieno di vergogna ogni volta che sento che gli imam fai-da-te partecipano alle tavole rotonde per discutere della pace, dell’integrazione, mi vergogno ancora di più quando li vedo nelle manifestazioni per la pace. Questi imam si arricchiscono con le raccolte di fondi nelle moschee e tramite finanziamenti esteri». Questo è solo un esempio, perché seguire queste sedicenti guide spirituali nei loro spostamenti, nelle loro prediche intrise di violenza, significa scoprire le strade invisibili di un terrorismo che è già tra noi: molti di questi terroristi espulsi dall’Italia operavano proprio nelle moschee del nostro Paese.



Sono allora gli uomini ignoranti, corrotti e senza scrupoli che diffondono questa idea della religione musulmana, mettendo in difficoltà quanti vivono la propria fede senza eccessi e nel rispetto delle leggi di questo Paese. A tal proposito ricordo che oggi la Confederazione dei Marocchini in Italia si è espressa condannando fermamente quanto accaduto e dichiarando pieno appoggio alle associazioni femminili musulmane. Chiedendo perché e a quale titolo l’imam di Pordenone “custodisca” la signora Fatna El Kataoui, madre di Sanaa, in casa sua e si permetta di rilasciare, al posto della donna, dichiarazioni di perdono per il marito-mostro. Chiedendo perché la signora non sia lasciata libera di parlare per propria bocca. A tal proposito, il legale di Acmid-Donna, Loredana Gemelli, presenterà un esposto alla Procura per chiarire perché la signora El Kataoui si trovi a casa dell’imam di Pordenone.

La presenza di estremisti in Friuli è chiara: non più tardi dello scorso marzo Mohammed Essadek, marocchino di 39 anni, e Sghaier Miri, tunisino di 34 anni, presenti in Friuli, erano stati espulsi dall’Italia su provvedimento del ministro dell’Interno con l’accusa di terrorismo. Il marocchino, in Italia dal 1993, era sotto continua osservazione della Digos di Treviso dalla metà del 2008 dopo la segnalazione fatta dalla Questura di Pordenone.

Eppure non dobbiamo dimenticare che i moderati ci sono, lottano per affermare il proprio pensiero, ma sono troppo spesso minacciati e messi in ombra da chi ha più copertura mediatica di loro: gli estremisti che non fanno altro che portare avanti la cultura della brutalità. Ecco perché lo Stato deve intervenire per verificare chi sono gli imam che popolano le moschee italiane, da dove vengono e che studi hanno fatto, oltre a far si che i sermoni vengano fatti in italiano. Non siamo più disposti ad accettare. È ora di agire e subito.