L’obiettivo che non possiamo mancare, dice Lucio Stanca, ad di Expo 2015 Spa, «è di fare di Milano il centro di un network di cooperazione internazionale che rimanga anche dopo l’Expo». A margine dell’incontro tenuto al Meeting di Rimini, Stanca ha fatto il punto della situazione: «Abbiamo lavorato con un gruppo di architetti di statura internazionale per concepire l’idea di base del sito dove avverrà l’esposizione. Le infrastrutture? L’80% degli investimenti è già stato finanziato».



Stanca, che cosa differenzia l’Expo di Milano dalle edizioni precedenti?

Stiamo introducendo una grande innovazione nella visione dell’Expo che non sarà solo un sito fisico, ma un network di cooperazione con decine e decine di paesi, soprattutto paesi in via di sviluppo, e con progetti finanziati sia da Expo che da enti come l’Onu e la Banca Mondiale. I risultati di questi progetti saranno presentati durante l’Expo con l’obiettivo di fare di Milano il centro di un network di cooperazione internazionale che rimanga anche dopo l’Expo. Sarebbe una delle eredità della manifestazione e un risultato unico nel corso della storia delle esposizioni mondiali.



A che punto siete, invece, coi lavori?

Agli stati generali di metà luglio il segretario generale del Bie Vicente Loscertales ha dichiarato che l’expo di Milano non è in ritardo. Rispetto alla tabella di marcia prevista dal Bie al momento non ci sono quindi rallentamenti. In questi mesi abbiamo lavorato con un gruppo di architetti di statura internazionale per concepire l’idea di base del sito dove avverrà l’esposizione. Presenteremo questa idea a giorni, a Milano. L’appuntamento successivo è l’approvazione da parte del Bie del progetto del sito il 30 aprile. Se il master plan, il piano urbanistico del sito, verrà approvato il Bie ci autorizzerà a entrare in contatto con i vari paesi per invitarli. La prima pietra del sito verrà posta invece tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012.



Da oggi al 2015 il modo di conoscere cambierà e diventerà con ogni probabilità sempre più immateriale, eppure l’expo continua a essere un luogo fisico. Non vede alcuna contraddizione?

Se facessimo solo un evento materiale fatto di hardware, faremmo un’esposizione in linea con quelle del ’900, un’esposizione di oggetti. L’expo di Milano vuole invece essere un’occasione di apprendimento, di educazione, per esempio sull’alimentazione, sulla diffusione della tecnologia oltre che sulla cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo. Tutti questi contenuti negli expo “tradizionali” non erano presenti. Diversamente non ci sarebbe ragione per venire a Milano a vedere oggetti che è possibile guardare comodamente via internet.

Cosa può dare l’Expo a Milano e Milano all’Expo?

L’Expo a Milano può dare una piattaforma di sviluppo eccezionale di conoscenza e di visibilità. Le persone che verranno a Milano, se la città saprà presentarsi adeguatamente, potrebbero trovare interesse a tornare per motivi turistici, culturali o di business. L’Expo potrebbe “portare in eredità” un centro di competenza mondiale sullo sviluppo sostenibile. Non si deve dimenticare che ci sono città che grazie all’Expo hanno cambiato la traiettoria del loro futuro come Barcellona. Milano è al centro di una delle regioni più ricche d’Europa, eppure è in una situazione di grave carenza infrastrutturale e soprattutto esiste un gap con le altre regioni che proprio l’Expo può colmare. Questa è la sfida da cogliere. Milano invece all’Expo può offrire il mondo delle imprese e il mondo delle associazioni, la sua vivacità culturale. Sono molte le iniziative e i progetti che si possono lanciare in proposito. Per esempio un Erasmus per studenti stranieri che vengano a Milano per studiare le materie che riguardano alimentazione e nutrizione.

I finanziamenti per l’Expo e le opere connesse a che punto sono, considerate anche le difficoltà della finanza pubblica?

Per quanto riguarda le infrastrutture connesse, con progetti per circa 11,5 miliardi di euro, l’80% degli investimenti è già stato finanziato e in CIPE dovranno andare altri progetti a settembre. Gli 850 milioni di euro dello Stato italiano per l’Expo sono invece già stati finanziati con una legge; anche regione, provincia, comune e Camera di commercio hanno garantito i 550 milioni di euro di loro competenza. Altri 400/500 milioni verranno invece dai privati e dagli introiti dell’attività come sponsorizzazioni e biglietti. 

L’expo richiederà quindi notevoli investimenti economici. È possibile però fare una stima dell’impatto economico positivo che avrà l’evento?

La Camera di commercio ha calcolato un ritorno economico che può essere espresso in una cifra compresa tra i 30 e i 40 miliardi di euro. Innanzitutto, però, ci sarà un ritorno di immagine e di visibilità internazionale dal punto vista scientifico, culturale e cooperativo oltre che di attrattiva turistica.