Il ministro dell’Interno Roberto Maroni raplica alle accuse che gli sono state mosse contro per la gestione di Italia – Serbia

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, rimanda al mittente le critiche rivoltegli per la gestione dei disordini durante Italia Serbia e per la mala gestione da parte del dicastero di cui è titolare. Durante una conferenza stampa alla prefettura di Padova afferma, riferendosi, in particolare alla accuse del sindaco di Genova Marta Vincenzi: «Sono stato accusato in modo “comico” di essere responsabile di tutto. Dico in modo “comico” perché contemporaneamente il sindaco ha elogiato l’operato delle forze dell’ordine, dicendo che la colpa è del ministro». E aggiunge: «Allora, quando si arrestano i mafiosi non è merito del ministro ma delle forze dell’ordine, quando succede l’incidente non è colpa delle forze dell’ordine ma è colpa del ministro». Non solo: Maroni è sicuro di sé, mostra di aver la coscienza a posto e chiosa: «Io ho le spalle larghe e ci faccio una risata sopra».



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In ogni caso, il titolare del Viminale non sembra intenzionato a prendere la questione sottogamba: «Sono qui per accertare le responsabilità, per prendermi le responsabilità». Gli episodi di violenza sarebbero derivati non da una sottovalutazione del rischio, ma da un difetto di comunica zio: «Con le informazioni che avevamo e con la predisposizione dei servizi in base alle informazioni che ci erano arrivate, si è rischiata una strage», spiega Maroni. «Il messaggio che abbiamo ricevuto dall’Interpol di Belgrado parlava di cento tifosi che sarebbero partiti per Genova per assistere all’incontro di calcio, divisi in due gruppi. E si riservavano di comunicare ulteriori notizie nel caso fossero sopraggiunte», aggiunge. Sarebbe stato proprio questo il messaggio che «ha indotto la nostra polizia a considerarla una partita che si poteva gestire con le forze che abbiamo messo a disposizione. E’ chiaro che se ci avessero detto “arriva una banda di criminali ultras che potrebbero mettere a ferro e fuoco la città”, avremmo gestito in modo diverso».



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