Non è ancora chiaro come siano andate davvero le cose il giorno in cui Sarah Scazzi è morta. Alcuni indizi fanno sospettare che Misseri non abbia agito da solo, in particolare un graffio sul suo braccio e un ‘noi’ sfuggito durante l’interrogatorio. Ma ci sono altri punti poco chiari: perché il garage non è stato ancora posto sotto sequestro? E c’è davvero qualcuno che sa ma non parla? Ecco i ‘buchi neri’ del caso Scazzi.
L’omicidio di Sarah Scazzi è ancora un mistero, ma forse ci si avvicina alla clamorosa svolta. Due gli elementi su cui si sta indagando. Un graffio sul braccio di Misseri, che il medico legale Luigi Strada ha detto impossibile procurarsi da solo: «Voglio analizzarlo bene al computer, ingrandendolo, per rendermi conto se possa essere o meno compatibile con un tentativo di difesa da parte della ragazza».
Strada ha poi aggiunto: «Non potrò verificare se Sarah si sia difesa con le mani perché le dita sono tutte maciullate e pertanto è impossibile capire» Sin dalla confessione di Michele Missori dello scorso 7 ottobre c’erano dubbi sul fatto che l’uomo avesse agito da solo come ha sempre detto. Addirittura inizialmente Misseri descrivendo l’accaduto aveva parlato al plurale («… Ho messo di nuovo il corpo di Sara in macchina, abbiamo parcheggiato vicino alle canne»), correggendosi immediatamente.
Adesso l’ultimo clamoroso elemento: sul cellulare che lo zio di Sarah ritrovò, o meglio, finse di ritrovare, nel suo podere, sono state trovate impronte digitali di più persone. Potrebbe essere la prova definitiva che al delitto, o comunque alla sparizione del corpo della ragazza, abbiano partecipato più persone. Il cellulare venne consegnato alle autorità il 29 settembre, privo di batteria e di carta sim.
Tra i misteri che agitano il caso di Sarah Scazzi, c’è il ruolo effettivo delle due cugine Sabrina e Valentina, figlie di Michele Misseri. Daniele Galoppa avocato difensore del Misseri, ha rilasciato ad esempio una dichiarazione al proposito: “Ieri (Misseri) mi ha chiesto come stava Valentina, ma non ha chiesto niente dell’altra figlia, Sabrina”. Perché? A Sabrina, peraltro, che si era recata in carcere, è stato vietato incontrare il padre.
E poi: “Misseri è un uomo abituato al sacrificio, a sacrificare sé stesso. Ieri nel momento in cui gli chiedevo di raccontarmi la sua giornata standard, mi ha detto che era solito svegliarsi alle 3 e mezza del mattino per aiutare la famiglia nei lavori domestici prima di andare a lavorare”. Un modo per dire che Michele sta nascondendo la complicità di qualcuno? Altre dichiarazioni dell’avvocato, rilasciate alla trasmissione “Mattino Cinque”, sottolineano come il Misseri sia caduto in contraddizione più volte.
Anzi: “La contraddizione della testimonianza del mio assistito a proposito dell’uso del verbo al plurale, subito corretto, che farebbe pensare ad un eventuale complice nell’omicidio di Sarah, è una goccia nell’oceano delle contraddizioni, e tra le molte contraddizioni questa mi sembra marginale”. Ha infine aggiunto: “I miei dubbi mi hanno portato a ritenere che ci fossero grosse incongruenze nella testimonianza rilasciata dal Misseri, ed è anche per questo che ho chiesto l’istanza al GIP per la perizia psichiatrica, per capire se il mio assistito era o no capace di intendere e di volere al momento fatto, ma chiedo anche se il mio assistito abbia o meno la capacità di partecipare alle vari fasi del processo. Ho molti dubbi. Ieri per la prima volta gli ho chiesto se si fosse pentito del suo gesto e lui mi ha detto di essersi pentito da quanto ho bruciato gli abiti della ragazza, ma a me non ha mai espresso il desiderio di volersi suicidare”.
Si è parlato del ruolo delle figlie nella morte di Sarah. Valentina quel giorno, il 26 agosto, si trovava a Roma dove vive. Sabrina era invece lì, in casa, che aspettava Sarah per andare al mare. Possibile non abbia sentito nulla? E’ vero che Sarah le avrebbe confidato qualche giorno prima dell’omicidio di aver subito molestie da parte dello zio e lei avrebbe negato che suo padre potesse fare una cosa simile, sino al litigio fra le due cugine? Sono dubbi questi che ha insinuato Claudio, il fratello di Sarah. Che Sabrina abbia partecipato all’omicidio per impedire che Sarah rivelasse la vera natura del padre? O che abbia semplicemente protetto il padre, una volta scoperto quanto aveva fatto, aiutandolo a nascondere il cadavere? Sono tutte domande che devono trovare una risposta.
A partire da quella intercettazione telefonica in cui si sente Valentina dire «Non è che c’ha preso Sabrina e che il film che si è fatta che è stato papà è vero?». Film di Sabrina sul padre? Dunque Sabrina sospettava da sempre che il colpevole fosse il padre. Sospettava o sapeva?
Sono diverse le critiche rivolte alle autorità che hanno indagato sulla sparizione di Sarah Scazzi. L’episodio più clamoroso riguarda il fatto che la scena del delitto, il garage di Michele Misseri, non sia ancora stato posto sotto sequestro. Se qualcuno voleva nascondere delle prove, ne ha avuto tutto il tempo. Come mai la polizia nonostante Misseri si fosse offerto di accompagnarli, non si è ancora recata sul luogo dove sarebbero stati bruciati i vestiti di Sarah?
Qualche traccia, come le fibbie di metallo dello zainetto, deve per forza di cose essere rimasta del’incendio. Dove è finita la collanina che la ragazzina portava al collo? E le cuffiette con cui Sarah quel 26 agosto ascoltava musica dal cellulare? E la corda usata per strangolarla: nessuno l’ha mai vista. Si dice che nel portabagagli della Seat Marbella di Misseri, usata per trasportare il corpo di Sarah, non sia stata fatto alcun rilevamento tecnico di sostanza organica del cadavere che vi è stato trasportato. Così come non si è fatto alcun esame sul luogo del presunto atto sessuale necrofilo.
Sembra che dopo la confessione di Michele Misseri le autorità abbiano deciso di sospendere ogni indagine, appagati di quanto hanno ottenuto. Ma è davvero abbastanza? Sembra proprio di no. Ci sono infatti troppi misteri ancora aperti. Il primo dei quali la misteriosa telefonata di Sabrina alla cugina avvenuta quando il padre era fuori del garage ad aspettare che la figlia e l’amica Mariangela si allontanassero e il cadavere di Sarah giaceva là sotto.
Michele Misseri ha dichiarato che quella chiamata arrivò nel momento esatto in cui lui la stava strangolando: «Sara – ha detto – stringeva in mano il suo telefono che ha pure squillato e le è quindi sfuggito cadendo per terra e perdendo la batteria». I tabulati rivelano che Sabrina ha effettivamente fatto quella chiamata, alle 14.40 del 26 agosto. Ecco dunque l’ipotesi più inquietante, tutta da verificare.
Sabrina ha infatti dichiarato la seguente tempistica: «Sono tornata in veranda a prendere la borsa e sono saltata nella macchina di Mariangela per andare a cercarla. Mentre salivo telefonavo a Sara e mio padre era davanti al garage. Il telefono suonava. Al secondo tentativo era staccato». Se Sabrina stava telefonando e il padre era fuori per strada (come ha detto la figlia) nel garage a strangolare Sarah c’era un’altra persona. Chi?
Il mistero è ancora tutto aperto. Anche perché c’è un altro dettaglio: Sabrina invia un sms a Sarah e Mariangela alle 141.10. La risposta di Mariangela arriva alle 14.20. Dunque Sabrina era a casa, in veranda come dice lei: come ha fatto a non vedere Sarah che giungeva ed entrava, o veniva trascinata, nel garage?