Il caso Sarah Scazzi non cessa di agitare le coscienze. Quando ormai si era certi che il grado di orrore fosse giunto al suo apice, il colpo di scena: Sabrina, la figlia di Misseri, lo zio che ha confessato di avere ucciso Sarah abusando del suo corpo senza vita, è indagata. Potrebbe aver preso parte all’omicidio, esserne stata artefice in prima persona. Lo ha confessato il padre. Il quale, se quanto confessato fosse vero, si trasformerebbe da carnefice a complice di un carnefice. Sullo sfondo, i media. Che, in tempo reale e senza sosta ripropongono e amplificano ogni istante della vicenda.Gli atti della tragedia, oltre che nella realtà, si sono sviluppati all’interno del mondo dell’informazione rendendo impalpabile il discrimine tra i fatti e la loro narrazione. Di tutto questo ne abbiamo parlato con lo psichiatra Alessandro Meluzzi.



Da “mostro” a ipotetico complice. Qualcosa non torna. Quali dinamiche muovono e hanno mosso, secondo lei, Misseri?

Misseri ha assunto fin dall’inizio il ruolo di vittima sacrificale e di capro espiatorio, in una dinamica che ha degli aspetti, francamente, masochistici. Ci troviamo di fronte ad una domanda legittima: si tratta di un padre padrone o di un “padre garzone”? Non a caso Misseri era collocato all’interno di un sistema fortemente matriarcale. Questo uomo, di poche parole, con le mani nere, chiamato Carbonaio in paese, che certamente avrà tanti chiaroscuri, compreso quello di essere affetto da qualche deviazione sessuale, dentro e fuori casa, è stato un padre in cui la dinamica del potere matriarcale femminile della moglie e delle figlie deve aver pesato tantissimo.



Da cosa lo deduce?

Si coglie nelle dinamiche, nei racconti, negli sguardi. E quindi anche questa assunzione di responsabilità assoluta deve far riflettere sul tema del concorso in omicidio. Cioè: “concorso di chi con chi?”. Finora è stata anteposta la responsabilità del padre, ma non sono sicuro che l’ordine sia questo.

Come si spiega, quindi, l’accanimento di Sabrina nell’accusare il padre, nel chiederne l’ergastolo?

Lo definirei un effetto under-dog: bastono il cane che affoga. Si tratta – da parte di Sabrina – della volontà di generare credibilità nelle affermazioni aumentando la ferocia della denuncia.



I Misseri sono, all’apparenza, una normalissima famiglia, senza disagi economico-culturali né con palesi contrasti intestini. Non è strano che proprio al suo interno sia accaduto un episodio del genere?

 

Purtroppo questi fenomeni non sono infrequenti. Sono piuttosto trasversali dal punto di vista sociologico. Colpiscono indifferentemente famiglie anche molto eterogenee tra di loro. Magari, apparentemente, perfettamente strutturate sul piano sociale. Questo perché i meccanismi che governano tali processi sono in parte consapevoli in parte inconsci, come certe ostilità che montano nel tempo, e che probabilmente erano montate in Sabrina nei confronti di Sarah.


Perché Sabrina avrebbe dovuto nutrire dell’astio per Sarah?

 

Potrebbe averla vista come una potenziale concorrente non solo nei confronti del suo eventuale fidanzato, ma anche del padre, i due uomini più importanti nella sua vita.


L’intera vicenda si è svolta in televisione. Dall’annuncio in diretta del ritrovamento del corpo di Sarah, alla continua presenza di amici e parenti nelle più disparate trasmissioni. Cosa ne pensa?

 

Ti offro una chicca in anteprima… Questa volta si è creato un nuovo genere televisivo mediatico. Lo chiamerei il “Criminality”, un genere tra la cronaca nera e il reality. E gli stessi protagonisti delle vicende hanno avuto le loro traiettorie esistenziali, motivazionali, i loro comportamenti giudiziari incurvati dalla presenza dell’evento mediatico. Pensi a Sabrina: l’essere stata mattini, pomeriggi e sere in tv, oggi, la candida ad essere la vittima naturale di questa sovraesposizione mediatica

 

Cosa intende?

 

La gente la odia non solo perché è una potenziale assassina, ma anche per la falsa ricostruzione delle cose che ha ininterrottamente dato. Ha come gettato un’ombra di oscura non-credibilità su chiunque dica qualsiasi cosa. E questa il pubblico non può perdonarglielo. Si tratta di un effetto Grande Fratello moltiplicato per un milione.

 

Perché nella nostra società è possibile che nasca un criminality?

 

 

Non lo dico né con un atteggiamento di disprezzo né di condanna: ormai è inevitabile che l’informazione – si tratti della tv generalista, del web o di Youtube – mandi in onda tutto ciò che accade se non qualcosa di più. Non è possibile che la televisione non mandi in onda ciò che la gente vuole vedere. Questo, però, produce grandi cambiamenti: ad esempio, nella cronaca penale, nel diritto e nei processi.

 

E questo è un male?

 

Dipende. Probabilmente, all’interno di un criminality, un evento come quello di Elisa Claps a Potenza sarebbe stato impossibile. Quelle dinamiche di silenzi, nell’era dei criminality, sono impossibili.

 

Si è parlato di rapporto platonico-incestuso, tra Sabrina e Misseri e di delitto d’onore: per lei in cosa potrebbe consistere il movente?

 

E’ difficile stabilire il movente, anche perché bisognerebbe prima comprendere chi è stato l’attore principale. In ogni caso, la sessualità in questa vicenda gioca un ruolo molto importante. Penso alla competizione con una ragazzina che era giovane, carina, seduttiva, in crescita di potere, di contrattualità nei confronti di tutta la famiglia e di tutta la comunità; o alla presenza di una certa ostilità, di una forte competizione femminile negata, come avviene in tutte le società matriarcali, oltre che alla sessualità agita e nascosta tra Misseri e Sarah. Devono aver, infine, giocato un ruolo alcune precedenti dinamiche familiari, in cui la vergogna di essere trascinata in piazza ha prevalso su ogni paura in Sabrina.

 

Le deviazioni psicologiche degli attori del delitto, posto che ve ne siano, sono sanabili?

CLICCA >> QUI SOTTO PER CONTINUARE ALEGGERE L’ARTICOLO

Prima di ipotizzare una cura bisognerebbe effettuare una diagnosi. Qui certamente non ci troviamo di fronte a delle psicosi, a degli eventi di annullamento della capacità di intendere e di volere, né di fronte a disturbi dissociativi della personalità. Siamo in presenza di quella larga famiglia di situazioni che oggi vengono utilizzate un po’ come una diagnosi prét-a-porterre. Sono i disturbi di personalità: disturbo borderline di personalità, disturbo istrionico narcisista di personalità, disturbo dipendente di personalità. Queste diagnosi sono talmente elastiche che si rischia di applicarle a chiunque. Forse anche a chi le fa, compresi i giornalisti e gli psichiatri televisivi…

 

E’ possibile, invece, che chi ha realmente compiuto il delitto si ravveda e si redima?

 

Tutti possono redimersi. Sono credente e credo che la grazia possa redimere chiunque, anche Barabba.

 

Leggi anche: SARAH SCAZZI/ La prevalenza della realtà su Disneyland, finta “societa perfetta”

 

Leggi anche: SARAH SCAZZI/ La cugina Sabrina Misseri potrebbe essere l’assassino. Gli sms di quel 26 agosto

 

Leggi anche

SARAH SCAZZI/ Verga, il silenzio e quelle domande fondamentali...SARAH SCAZZI/ Valentina Misseri a Domenica Cinque commenta larresto della madre CosimaSARAH SCAZZI / Michele Misseri ai pm: Sabrina e la vittima scherzavano insieme a pranzo