La morte del cristianesimo è tutt’altro che imminente. Lo dimostrano, secondo George Weigel, alcuni recenti episodi.

Dalla pagine di Avvenire, lo scrittore americano George Weigel riflette sulla presunta crisi della religiosità e del cattolicesimo, precisando come continui episodi di profonda manifestazione religiosa smentiscano le tesi di chi paventa lì immediata fine imminente del cristianesimo. Tali episodi sono rappresentati, ad esempio, dal viaggio del Papa in Portogallo, a cui parteciparono mezzo milione di persone, dai 200mila pellegrini all’Angelus in piazza San Pietro per il Regina Coeli al suo ritorno, o ai due milioni che hanno assistito all’Ostensione della Sindone.



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«Mentre il mondo non europeo – scrive l’UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali) – a commento del pezzo dello scrittore (America compresa) si sta riempiendo di cristiani e cattolici, dopo l’indigestione di ateismo del secolo scorso, i teorici della secolarizzazione si sono concentrati sulla situazione europea, dove riscontrano la morte della fede e l’indifferenza verso il Papa (è dal 1600 in realtà che si dice che il cattolicesimo sta per scomparire…)». Afferma, invece, Weigel: «questi stessi attacchi sono l’evidenza che la fede cristiana – e la Chiesa cattolica – rimangono fattori rilevanti nella cultura europea e nella vita pubblica europea».

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