Il presidente dello Ior ritiene opportuno che lo Ior e gli enti economici ecclesiastici si adeguino alle esigenze di trasparenza odierne.
Il presidente dell’Istituto di Opere Religiose Ettore Gotti Tedeschi, in un articolo apparso su L’osservatore Romano, spiega come intende dirigere la banca vaticana. «La tradizione cristiana – afferma – ha sempre educato a vivere una continua conversione, alla ricerca della perfezione evangelica. Ma questa tensione verso il bene deve riflettersi anche nelle attività temporali che sono necessarie alle opere della Chiesa, là dove il confronto con il mondo esterno è più palese, e dove dunque è necessario essere davvero esemplari, oltre che efficienti, per essere credibili». Secondo Gotti Tedeschi è necessario, in particolare, che gli enti economici della Chiesa si adattino alle «nuove esigenze di comportamento» imposti dalla globalizzazione. Perché tali enti rafforzino la propria credibilità e autorevolezza, e non intacchino quella della Chiesa, poi, è opportuno «l’adeguarsi a esigenze esterne e globali, che richiedono maggiori informazioni e più trasparenza nelle attività finanziarie».
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Intanto, l’avvocato Vincenzo Scordamaglia, che assiste Gotti Tedeschi e il direttore Paolo Cipriani nella gestione dell’Istituto, chiederà Tribunale la restituzione dei 23 milioni di euro sequestrati nel corso di un’indagine avviata sulla prsunta infrazione della legge europea sull’antiriciclaggio, sottolineando che tale sequestro è avvenuto in base ad una difformità di valutazione dell’Unità informazioni finanziarie (Uif) parte della Banca d’Italia che aveva segnalato le presunte irregolarità. Non a caso, fa presente, nel medesimo giorno del sequestro era stata effettuata un’operazione analoga (un passaggio di 20 milioni tra la Deutsche Bank italiana e la Deutsche Bank tedesca senza che l’Uif avesse alcunché da rivelare.
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