Ci ha sorpreso ma c’era da aspettarselo: il Nobel per la medicina è stato attribuito a Edwards, per avere introdotto la fecondazione artificiale come tecnica di massa.
In genere il Nobel per la medicina riguarda il merito scientifico e/o il suo impatto circa la clinica. Indubbiamente Edwards ha rivoluzionato un metodo clinico di approccio alla sterilità dell’uomo, già messo a punto da altri in animali. Oggi si calcola che circa 4 milioni di bambini al mondo siano nati con la fecondazione artificiale che, tanto per ricordare, consiste nel prelievo di ovuli e spermatozoi, nella fecondazione in vitro di numerosi ovuli, e nel loro reimpianto, parziale o totale, nell’utero materno.
Tralasciando qualsiasi valutazione di ordine morale o religioso, i criteri in discussione sono intrinsecamente umani e medici, da valutare come tali:
1. Da un punto di vista pratico, la disponibilità della fecondazione artificiale senza controllo ha abbattuto le barriere poste dalla natura umana, permettendo un “mercato di fatto incontrollabile” (vedi fecondazioni di donne in avanzatissima menopausa, fecondazioni totalmente eterologhe, con ovuli e spermatozoi impiantati in uteri in affitto, ecc) sul quale molti hanno impiantato le basi della propria ricchezza.
2. Il facile accesso a questa tecnica ha abbassato il livello di attenzione diagnostica, nel senso di aver reso semplice l’accesso ad un intervento terapeutico senza aver completato le procedure necessarie per una diagnosi completa: Quante delle coppie sottoposte a fecondazione artificiale erano realmente sterili? Sono stati fatti tutti gli accertamenti volti a definire un quadro clinico adeguato, al fine di considerare al meglio le opzioni terapeutiche disponibili? Quante, delle sterilità trattate con la fecondazione artificiale, erano in realtà curabili attraverso tecniche mediche standard? La tecnica della fecondazione artificiale è (relativamente) semplice, ma non sempre ciò che è semplice è giusto. L’amputazione di un braccio è molto più facile di una cura medico-chirurgica adeguata, ma non per questo è la tecnica prima da perseguire in caso di infezione dell’arto.
3. Infine, l’aspetto più inquietante. Tutti gli atti medico chirurgici, proprio tutti, vengono valutati e implementati sulla base del rapporto costo-beneficio, laddove il costo, lungi dall’essere solo quello economico, è rappresentato soprattutto dal danno collaterale che deriva dall’intervento stesso. Nessun vaccino verrebbe proposto se il danno da esso derivato superasse il beneficio apportato dalla vaccinazione stessa. È la ragione per cui la vaccinazione antivaiolosa di massa, pur rappresentando uno dei successi più grandi della medicina, è stata sospesa ormai da molti anni, dato che essa non era priva di effetti collaterali. Il beneficio per decenni è stato superiore al costo, ora non più, visto che il rischio di effetti collaterali era divenuto superiore al beneficio derivato dalla prevenzione del vaiolo (malattia oggi definita come eradicata dalla Terra).
PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO CLICCA IL PULSANTE >> QUI SOTTO
Similmente, il trapianto di midollo allogenico, pur essendo una delle pratiche mediche gravate dalla più alta mortalità iatrogena, rimane assolutamente lecito, medicalmente parlando, perché esso comporta una probabilità largamente maggiore di guarigioni definitive di pazienti altrimenti condannati a morte dalla patologia emato-oncologica di base.
Alla luce di ciò, possiamo definire medicalmente conveniente il rapporto costo-beneficio di una tecnica che, anche quando va in porto, richiede la fecondazione, e la soppressione, degli embrioni soprannumerari (sia quelli non impiantati, sia quelli impiantati in eccesso)? In altre parole, la vita di un uomo (beneficio) può essere acquisita a spese della soppressione deliberata (costo) di altri esseri umani?
In sostanza, l’assegnazione di questo Nobel è segno di una evoluzione del concetto di “beneficialità”, da cui non è esente chi ha scelto Edwards.
Con questo Nobel si è dato riconoscimento e via libera a una mentalità che è quella del nostro secolo: l’uomo può gestire a piacimento la sua vita, e quella degli altri, fin dalla nascita. Le conseguenze di questa opzione, che è una opzione culturale, prima che scientifica, le abbiamo sotto gli occhi: il dramma degli embrioni congelati da anni (comunque meno di quelli immediatamente soppressi), la ricerca sugli embrioni, la fecondazione eterologa, l’utero in affitto, e via di seguito.
Il medico, credente o non credente, e’ chiamato a fermarsi davanti al mistero della vita. Il rispetto di questo mistero della vita, sia quando inizia, che quando si avvia al termine, rappresenta la base culturale e deontologica del nostro lavoro quotidiano a fianco alla persona che soffre.
(Clementina Isimbaldi e Carlo-Federico Perno, Medicina e Persona)