Michele Misseri ha rivelato la sua terribile verità sull’omicidio della nipote, Sarah Scazzi. “L’ho strangolata in un garage vicino a casa, poi l’ho portata in campagna: ho bruciato i vestiti e sotterrato il corpo”. Sarah è stata uccisa nello stesso giorno in cui è scomparsa, il 26 agosto scorso.



L’omicidio è avvenuto nella cantina di Michele Misseri,lo zio assassino. Michele Misseri ha dato una confessione completa alle autorità. “Sono stato io, l’ho strangolata” ha detto. Non ha ancora detto il motivo vero del terribile gesto, ma si sospetta un raptus di rabbia di fronte al rifiuto di Sarah alle sue proposte sessuali. Michele Misseri ha infatti detto ali carabinieri: “Quel pomeriggio nel garage non so che cosa mi è scattato, lei mi intrigava. L’ho toccata, ha reagito e io ho perso la testa. A un certo punto si è affacciata Sabrina, ma non ha visto il cadavere. Poi l’ho caricata nel bagagliaio della mia Panda rossa”.



Ha poi aggiunto: “Quel giorno ero nel mio garage, come sempre. Aggiustavo il trattore che aveva avuto un problema. Ero molto arrabbiato, nervoso perché non riuscivo a metterlo in moto. Saranno state le 14,30 e ho visto Sarah che si è affacciata alla porta del garage. Mi ha detto che aspettava Sabrina, era leggermente in anticipo. Mia figlia era ancora in casa, l’amica Mariangela non era ancora arrivata in macchina. Le ho fatto segno di scendere. Non so che cosa mi è scattato, all’improvviso Sarah mi intrigava, è successo tutto in un momento. A quel punto ho perso la testa”.



Ha afferrato una corda che era lì in quella cantina, che le ragazzine della strada la chiamano la casa dei fantasmi, "perché è sempre buio e lui è sempre lì sotto, fa una paura". "Ho preso quella corda e ho stretto. Sarah è morta".

La confessione continua così: "Poco dopo questione di minuti, si è affacciata mia figlia Sabrina. Lei era in casa, non ha visto niente. Mi ha chiesto di Sarah, mi ha detto se la vedi dille che la stiamo cercando. È andata via. Sarah era accanto a me, morta. Poco dopo l’ho caricata in macchina, l’ho messa dietro, con una coperta e sono andato verso i terreni a San Pancrazio. Con la macchina sono andato nel campo verso San Pancrazio. Sono arrivato, non mi ha visto nessuno. Ho tirato fuori Sarah, l’ho spogliata: ho abusato di lei, è stato un attimo era nuda e l’ho presa. Soltanto in quel momento mi sono accorto di cosa avevo fatto".

 

Il ritrovamento del telefonino da parte dello stesso assassino secondo le autorità competenti è un chiaro gesto di denuncia di se stesso, una confessione mascherata. L’uomo evidentemente non sopportava più il segreto che si portava dentro. Dicono alcuni esponenti dei carabinieri che avrebbe confessato di aver sognato Sarah ogni notte dopo quel 26 agosto: "L’ho sognata queste sere Sarah, due, tre volte di seguito: mi diceva zio coprimi, ho tanto freddo. L’ho sognata così tante volte che ora vorrei morire: non ce la faccio più, basta". Altro particolare decisivo l’intercettazione di una telefonata della cugina di Sarah, Sabrina, figlia di Misseri, che diceva alla madre: "Tanto lo so che l’ha presa lui…