Il crimine efferato di Michele Misseri, lo zio di Sarah Scazzi, non ha precedenti, sia per la crudeltà verso una ragazzina 15enne sia per il fatto di non avere avuto pietà neppure per la propria nipotina. Ma chi è il contadino di Avetrana che si è macchiato di un simile delitto?
Il suo profilo si comprende già dal modo con cui i carabinieri sono riusciti a farlo crollare: «Forza, Miché, gliela vuoi dare o no una sepoltura cristiana a quella povera bambina di tua nipote?». E lui, subito, ha abboccato: «E va bene, vi porto da Sarah, prendiamo la macchina». Unica passione di Misseri, 57 anni, il giardinaggio. «Ha curato il giardino qui da noi per tanto tempo, e tanti giardini attorno, niente da dire, era bravissimo», raccontano al Corriere della Sera i residenti della Grottella, la masseria appena dietro l’abitazione dell’assassino.
Gli attrezzi da provetto giardiniere e una robusta corda di canapa sono forse gli stessi attrezzi che gli sono serviti a calare Sarah Scazzi in fondo al pozzo dove l’ha fatta scoprire ai carabinieri. Grande lavoratore, aveva sgobbato in Germania abbastanza da mettere via i soldi per diventare un coltivatore diretto ad Avetrana; e tuttavia continuava a darsi da fare anche nelle terre degli altri. Un «ciuccio di fatica» lo definisce Alberto, il vicino di via Deledda: «Faceva due giornate di lavoro in un giorno solo, usciva per campi alle tre, prima dell’alba, e tornava a casa alle dieci di sera». Solo Misseri avrebbe potuto trovare un posto simile dove occultare un cadavere: due metri per cinquanta centimetri.
Mentre portava i carabinieri del maresciallo Viva fino alla tomba della nipote, Misseri non avrebbe lasciato trapelare nessuna emozione. E quando parlava dei sospetti su di lui si infervorava: «Che c… vogliono questi da me?». Pochi giorni prima di confessare tutto, Misseri aveva raccontato ai giornalisti: «Mi pare di vederla Sarah quando veniva quaggiù da me, a chiamarmi per il pranzo: "Zio, è pronto, vieni"…». Un mistero anche il motivo per cui Misseri ha bruciato i vestitini di Sarah e si è tenuto per oltre un mese il suo cellulare, facendolo poi ritrovare in modo così grottesco.
«L’ho sognata queste sere Sarah, due, tre volte di seguito: mi diceva zio coprimi, ho tanto freddo. L’ho sognata così tante volte che ora vorrei morire: non ce la faccio più, basta». Come rivela Repubblica, è iniziata così la confessione di Misseri. Misseri ha prima negato, sminuendo le tre diverse intercettazioni ambientali nelle quali persino le sue figlie manifestavano dubbi su di lui. Poi è crollato e ha ammesso tutto. Un pentimento, almeno apparente, preceduto dalla consegna ai carabinieri del cellulare di Sarah, un gesto che lo ha tradito.
«Un desiderio inconscio di espiazione legato ai suoi sensi di colpa», lo interpreta così Claudio Risé, psicoanalista e professore dell’Università Bicocca, intervistato da Ilsussidiario.net. Per Risé, Misseri non è uno psicopatico ma una persona «normale». E il suo delitto si può spiegare soltanto con il mistero del male. Probabile che il suo raptus sia esploso all’improvviso, senza nessun segnale di comportamenti anomali comparsi in precedenza.
«NON E’ UNO PSICOPATICO» – Risé si rifiuta di definirlo come uno psicopatico: «E’ un uomo che è caduto in preda al male. Dalle notizie di cronaca non emerge con evidenza nessuna patologia mentale in Misseri. Certo, il male approfitta delle nostre debolezze psicologiche e morali. Ma tutto ciò non è necessariamente patologico». E anche il gesto terribile della violenza dopo la morte, allo psicoanalista sembra piuttosto «una sorta di estrema sopraffazione del male avvenuta in Misseri».
Per Risé quindi «in lui non esistono patologie conclamate, o almeno finora non si sono presentate: la sua non è né una personalità depressa né paranoica, ma soltanto un uomo che ha commesso un delitto. Il criminale non è sempre un pazzo, o non lo è più degli altri né con particolare frequenza: ciò che lo contraddistingue è soltanto il fatto di compiere il male. E un raptus come il suo potrebbe scatenarsi improvvisamente in qualsiasi persona».
L’IRRAZIONALITA’ DEL MALE – Certo il suo comportamento è stato profondamente irrazionale. Ma, continua lo psicoanalista, «non a caso il male non è riducibile a un’interpretazione razionale e non può essere spiegato né dalla psicologia né dalla sociologia. Due scienze che fanno luce su pochissime cose dell’esistenza umana, soprattutto per quanto riguarda dei momenti di crisi generale della personalità come quelli che possono portare a commettere un delitto». Anche se ovviamente ora Misseri è ormai per tutti il mostro di Avetrana. E qualcuno in paese ricorda che il «ciuccio di fatica» era pure «un poco rattuso», cioè uno che «molestava pure le figlie».
Le voci corrono, perché un mostro è facile da calunniare. Davanti all’abitazione di Sarah è stato appeso uno striscione: «Pena di morte per lo "zio" animale». È stato messo lì dalla madre di uno dei compagni di classe della 15enne. «È una mia iniziativa personale – ha raccontato – perché sono mamma di due figli della stessa età di Sarah». Intanto Misseri è rinchiuso in una cella del penitenziario di Taranto, in isolamento. «Piange molto», rivela il suo legale.
Lo zio di Sarah avrebbe anche manifestato aspirazioni suicide, e ora è guardato a vista. E avrebbe anche detto di aver bruciato la corda con la quale ha ammazzato la nipote. Il 57enne ha detto agli inquirenti che nel garage in cui ha ucciso la nipote aveva a disposizione diversi tipi di corde. Nel momento del raptus ha afferrato la prima corda a disposizione con la quale ha strangolato Sarah. Per lui domani, sabato 8 ottobre, è previsto l’interrogatorio di garanzia (trascorse le 48 ore dal fermo, scattato la sera di mercoledì dopo la confessione).
(Pietro Vernizzi)