La legge finanziaria per il 2011 stanzia solo 100.000.000 di euro per il cinque per mille (meno del 25% delle risorse necessarie all’effettiva copertura). Mentre mi chiedevo cosa ancora si potesse dire – che già non sia stato detto – sulla bontà di questa legge e come esprimere adeguatamente la contrarietà a questo taglio, mi sono accorta che la discussione intorno a questo strumento è spesso viziata da un errore di fondo; errore che forse è alla base della mancata stabilizzazione del cinque per mille e forse anche del mancato stanziamento che ci troviamo a dover affrontare.



E l’errore di concezione, a mio avviso, è questo: si pensa al cinque per mille come a un costo per il sistema e non alla sua funzione di allocazione di risorse in modo estremamente fruttuoso; allocazione che ha come ricaduta immediata un risparmio per le finanze pubbliche.

Per documentare questa affermazione ricorro a due esempi che sono sotto gli occhi di tutti. La Fondazione ANT Italia ONLUS si occupa della cura a domicilio dei malati di tumore nell’ultima parte della loro vita. Essa è destinataria di un importo significativo di cinque per mille (2.600.000 euro circa per il 2007).



Ogni persona curata da ANT a domicilio costa meno di 30 euro al giorno. Pertanto, approssimando, con le somme del cinque per mille ANT eroga cure per 86.600 giornate di assistenza all’anno. Considerando che ogni assistito viene curato per circa 100 giorni nella parte finale della sua vita, sono circa 866 i sofferenti assistiti con questa cifra.

Teniamo presente che se questi stessi pazienti venissero curati in un Hospice (si tratta, appunto, di malati terminali) costerebbero 200-300 euro al giorno e se invece fosse necessario un ricovero in un ospedale tradizionale il costo salirebbe a 500-1000 euro al giorno: è facile stimare il risparmio che il cinque per mille erogato ad ANT costituisce per il servizio Sanitario Nazionale.



Ed ecco un altro esempio. La Fondazione Banco Alimentare ONLUS raccoglie e distribuisce derrate alimentari a enti non profit che a loro volta li distribuiscono a persone bisognose. La Fondazione ha di recente stimato che il valore di un pasto distribuito agli indigenti tramite la propria rete organizzativa è pari a 0,080 euro.

 

Pertanto 250.000 euro di cinque per mille potrebbero essere la base necessaria per fornire almeno un pasto al giorno per circa 3.000.000 di persone: se questo contributo venisse a mancare, quanto costerebbe allo Stato farsi carico direttamente dell’alimentazione dei cittadini indigenti?

 

È veramente giunto il momento di iniziare a guardare le realtà del privato sociale del nostro Paese per quello che sono, cioè una risorsa. Pertanto è necessario che il Governo si impegni a stanziare in tempi brevi risorse adeguate per il cinque per mille per il 2011.