Il papa nella Spagna di Zapatero. E l’esercito dei media già pronto a incasellare la visita nello schema di una Chiesa in trincea, in perenne guerra contro il “nemico” della modernità. Ma è il papa stesso a rompere lo schema. Già sull’aereo, con i giornalisti, parla di “incontro, non scontro, con la laicità”. E se è una “tragedia” il fatto che l’uomo moderno percepisca Dio come “un antagonista della sua libertà”, sarà inutile perdere tempo a recriminare o denunciare. Occorre piuttosto la verità di una testimonianza affinché “Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa”.



Una visita non “reattiva”, centrata su due semplici gesti. Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela e la consacrazione della Sagrada Familia a Barcellona. Si è scritto all’inizio del pontificato che Benedetto XVI era il papa della “parola” mentre Giovanni Paolo II era il papa dei “gesti”. Un papa da “leggere” più che da “vedere”. Anche questo schema, cinque anni dopo, appare logoro e inadeguato. Non si capisce papa Ratzinger se non si vede il modo in cui celebra e prega, il modo in cui si è inginocchiato, ad esempio, sabato scorso, davanti alla tomba dell’apostolo Giacomo. Impossibile separare i suoi giudizi, anche quelli più netti, dalla mitezza e serenità dello sguardo. Lo abbiamo visto anche nei momenti meno ufficiali di questo viaggio spagnolo: lo stupore divertito e quasi “bambino” con cui seguiva le oscillazioni mozza fiato del grande incensiere nel santuario di Santiago. Lo sguardo incantato di fronte alla bellezza della Sagrada Familia, durante la cerimonia di dedicazione.



Il professor Ratzinger è diventato papa. E i primi ad accorgersene sono i comuni fedeli, che d’istinto gli vogliono bene. Dalla sua presenza, dal suo insegnamento, si sentono davvero confermati e rincuorati nella semplicità della loro fede. C’era un modo di sentirsi “ratzingeriani”, anche in campo ecclesiastico, che significava essere sempre e solo “contro”. Duri e puri, severi e arcigni. Quelli che non fanno sconti, mai… Il rischio era quello di assomigliare e assumere infine tutti i tic e le nevrosi del “nemico”, sia esso il “cattolico progressista” o il “laicista”.



 

Benedetto XVI anche in questo spezza gli schemi. Si era già visto nel viaggio in Gran Bretagna. Lo ha confermato il pellegrinaggio spagnolo. Non è un papa “contro”, è un papa che comunica, anche umanamente, positività. Vuole parlare all’uomo d’oggi, ovvero a ciascuno di noi. Desidera sinceramente che comprendiamo e sperimentiamo il cristianesimo non come un “di meno” ma un “di più” di umanità. Un annuncio umile e lieto, perché consapevole che, ultimamente, la sua riuscita non dipende dal nostro argomentare o dalla nostro attivismo, è grazia di Dio, come ha ricordato ieri mattina nella Sagrada Familia: “Da Lui la Chiesa riceve la propria vita, la propria dottrina e la propria missione. La Chiesa non ha consistenza da se stessa; è chiamata ad essere segno e strumento di Cristo, in pura docilità alla sua autorità e in totale servizio al suo mandato. L’unico Cristo fonda l’unica Chiesa; Egli è la roccia sulla quale si fonda la nostra fede. Basati su questa fede, cerchiamo insieme di mostrare al mondo il volto di Dio, che è amore ed è l’unico che può rispondere all’anelito di pienezza dell’uomo”.

(Lucio Brunelli)
 

 

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