L’Assange italiano è di Genova e come l’originale ha diffuso segreti scottanti attraverso il web.
Potevamo farci mancare un Assange nostrano? No. Infatti, esiste, è genovese – il Secolo XIX lo ha prontamente ribattezzato l’Assange al pesto – e come l’hacker che sta mettendo in subbuglio e in imbarazzo le diplomazie di mezzo mondo, pure lui ha dato del filo da torcere a non pochi enti e istituzioni. Va tutto considerato secondo le dovute proporzioni, ovviamente. Ma anche Pietro Altana, di 45 anni, ex collaboratore dei servizi segreti, seguendo il metodo Wikileaks ha messo alla berlina segreti scottanti sui business liguri. Tra le rivelazioni di Altana, ce ne sono alcune sulle maxi fusioni tra aziende pubbliche genovesi, oltre a, come riporta il Secolo, «studi sulle rivoluzioni del traffico, retroscena sul lavoro di luminari e soprattutto malaffare in seno alle banche».
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Attraverso il sito antagonista Indymedia, poi, avrebbe diffuso file riservati sulla Banca carige, messaggi interni all’amministrazione comunale e segreti su Lorenzo Moretta, direttore scientifico del Gaslini. Oltre agli “interessi in comune”, un altro elemento accomuna Assange e Altani. Come il fondatore di Wikileaks, in carcere in attesa di estradizione per lo stupro di due donne, anche Altani è stato arrestato a Londra per un reato che nulla ha a che fare con la sua attività spionistica. «Fatale – dice il Secolo XIX – si è rivelata la condanna «definitiva» per carteggi trafugati un bel po’ di anni fa».