E’ arrivato il girono. Roma blindata aspetta gli studenti nuovamente in piazza dopo gli scontri dello scorso 14 dicembre, mentre al Senato si voterà il ddl Gelmini sulla riforma universitaria.

Si temono nuovi incidenti anche se gli studenti hanno promesso che non sarà così. Verrà evitata, a quanto pare, la cosiddetta zona rossa, quell’area del centro cittadino intorno ai palazzi del governo che gli studenti volevano invadere a tutti i costi. La zona è difesa da ingenti forze di polizia. Gli studenti hanno promesso per oggi manifestazioni a sorpresa, in diverse zone della capitale, ma comunque lontano dai “palazzi del potere”: “Siamo molto lieti di tanta premura nel volerci proteggere, tenendoci lontani dai patetici teatrini e compravendite di parlamentari, che avvengono ormai come consuetudine dentro Montecitorio e Palazzo Madama. Potete stare tranquilli la politica istituzionale si è già allontanata dai noi e dal resto della società molto tempo fa. Sono proprio i nostri cortei e i nostri blocchi stradali ad aver riportato la politica vera nelle strade e nelle piazze, dall’università a tutta la città”.



I giovani hanno anche inviato una lettera al presidente della Repubblica per chiedergli di non firmare il decreto Gelmini una volta approvato dalle camere: “Se porrà la Sua firma alla legge Gelmini Lei sancirà la cancellazione del diritto allo studio”. Nella lettera, gli studenti dicono anche di non essere disposti “a renderci complici del processo di restaurazione di uno Stato autoritario, corrotto e autoreferenziale, che garantisce diritti e privilegi a pochi potenti a danno del resto della società. Si renda anche lei indisponibile a questo disegno eversivo: non firmi, sarà così in piazza anche lei al nostro fianco. In questi ultimi mesi sono stati occupati quasi tutti gli atenei, abbiamo occupato i monumenti, ci siamo riuniti nelle assemblee, siamo saliti sui tetti, abbiamo invaso le strade e bloccato le città, tutto per far sentire la nostra voce al paese e bloccare la riforma. Oggi assistiamo al passaggio finale dell’attacco al mondo dell’istruzione pubblica da parte di questo governo, inserito in 20 anni di politiche di privatizzazione che tentano di smantellare il diritto allo studio. Abbiamo dimostrato al paese come le istituzioni ‘democratiche’ siano sorde alle richieste e alle istanze che provengono dai conflitti e dalle lotte sociali che nei territori si stanno producendo”.



Intanto ieri è stato coas al senato durante la procedura di voto. Una serie di emendamenti delle opposizioni sono stati dichiarati erroneamente per approvati dalla presidente di turno Rosi Mauro, mentre nell’Aula del Senato scoppiava la bagarre. Un paio di questi sono stati fatti rivotare dal presidente di palazzo Madama, Renato Schifani. L’esito è stato negativo e sono stati bocciati. Gli altri – il 6.21, il 6.303 ed il 6.23 – saranno rimessi in votazione oggi in Aula per porre rimedio alla poca chiarezza della situazione. Lo ha deciso la maggioranza dalla Giunta per il Regolamento. Le opposizioni hanno dichiarato la loro contrarietà alla decisione della Giunta.