La famiglia di Yara Gambirasio lancia una appello ai rapitori, chiedendo loro di lasciarla libera.
Dopo ormai più di un mese dalla scomparsa di Yara Gambirasio, svanita nel nulla il 26 novembre scorso dal paesino di Brembate di Sopra, i genitori lanciano un accorato appello ai rapitori. Nel corso di una conferenza stampa chiedono loro di mettersi una mano sulla coscienza, di guardare Yara negli occhi e di lasciarla andare. Perché la tredicenne, giovane promessa della ginnastica, è viva. Ne sono convinti, così come lo sono le forze dell’ordine. «Imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara. Chiediamo loro di risollevare nella loro coscienza un sentimento d’amore», dice Fulvio Gambirasio, il papà, «Dopo averla guardata negli occhi, – continua – aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà».
La premessa che induce alla speranza è che, appunto, Yara sia da qualche parte tenuta nascosta, ma viva. «Noi crediamo e siano convinti, come le forze dell’ordine – dice il padre -, che Yara sia viva e vogliamo sensibilizzare queste persone che ce l’hanno trattenuta affinché capiscano la situazione». Sono innumerevoli le domande che i Gambirasio si pongono da un mese «sul chi, sul che cosa, sul come, il quando e il perché ci sta accadendo tutto ciò». Poco importa. Ora, conclude il padre, «non cerchiamo risposte, noi non chiediamo di sapere, noi non ci assilliamo per capire, noi non vogliamo puntare il dito verso qualcuno, noi desideriamo solo, immensamente, che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari».
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