In vista del quinto anniversario della Sua elezione a Sommo Pontefice il prossimo 19 aprile, da cattolico, ma anche da politico, mi sento particolarmente grato a Papa Benedetto XVI per il suo impegno in questi anni a guida della Chiesa Universale. Non è assolutamente un caso che proprio sotto di lui la Chiesa sia vittima di un’aggressione senza precedenti. E i motivi risiedono nello scompaginante anticonformismo del messaggio di cui è portatore.
Dietro agli attacchi degli ultimi tempi, sempre più pesanti e sempre più carichi di odio e di menzogna, c’è infatti quell’ideologia contro la quale, anche da Cardinale, insieme con Giovanni Paolo II, ha sempre combattuto. Se Papa Woityla aveva lottato strenuamente, contribuendone al disfacimento, contro l’ideologia comunista, Papa Benedetto rappresenta oggi uno scomodo oppositore della cosiddetta “dittatura del relativismo”.
Come ha sottolineato in più di un’occasione infatti, “il relativismo contemporaneo mortifica la ragione, perché di fatto arriva ad affermare che l’essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo. Oggi però, come allora, l’uomo ‘mendicante di significato e compimento’ va alla continua ricerca di risposte esaustive alle domande di fondo che non cessa di porsi”.
Questo fa impazzire il potere, che non accetta che qualcuno possa insinuare che l’uomo è libero di fronte a esso. Non accetta neppure che nell’impostare il dialogo interreligioso con Ebrei e Musulmani e nella continua difesa della dignità della persona, Papa Ratzinger abbia sempre affermato l’importanza essenziale della libertà religiosa, unica libertà garante del desiderio di infinito che risiede nel cuore di ogni uomo.
In questi anni sua Santità, è stato chiaro testimone della ragionevolezza della fede, invitando i Cristiani a verificarne la pertinenza in tutti gli aspetti della vita, politica compresa. In un mondo in cui l’uomo decide quando è bene e quando è male, mettendo tutte le opinioni sullo stesso piano di modo che non emerga più la verità, la guida di Papa Benedetto risulta più che mai illuminante nell’attività politica che quotidianamente svolgiamo. Oggi sembra infatti che non sia più possibile costruire un’ipotesi buona per una generazione. Seguendo il suo insegnamento mi accorgo che fortunatamente non è così.
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Non è tutto da buttare. Questo ci insegna il pontefice, quel generoso affetto per tutto quello che della realtà abbiamo intorno, in modo tale che poi questa realtà possiamo in ogni istante farla muovere e farla commuovere e partecipare con passione a questo lavoro che stiamo facendo da anni e che può essere un grande bene per tutti.