Ricevendo Charles Chislain, il nuovo ambasciatore Belga presso la Santa Sede, il 24 aprile, Benedetto XVI ha sottolineato la necessità di appellarsi alla legge naturale nella ricerca del bene comune e il diritto della Chiesa ad esprimersi pubblicamente. Pubblichiamo di seguito il resoconto dell’incontro redatto dal Vatican Information Service



Il Santo Padre ha ricevuto il Signor Charles Chislain, nuovo Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. Nel suo discorso il Papa ha ribadito che «La vita e la dignità umana sono un bene prezioso che bisogna difendere e promuovere risolutamente fondandosi sul diritto naturale». La Chiesa «desidera continuare ad essere un fattore de convivenza armoniosa fra tutti. A tale scopo essa apporta un contributo molto attivo in particolare mediante le sue numerose istituzioni educative, le sue opere a carattere sociale e l’impegno benevolo di numerosi fedeli. La Chiesa è anche felice di mettersi al servizio di tutte le componenti della società belga».



«Tuttavia» – ha proseguito il Pontefice – «non sembra inutile sottolineare che la Chiesa ha, in quanto istituzione, il diritto di esprimersi pubblicamente. (…) Essa rispetta la libertà di tutti di pensarla diversamente e desidera anche che venga rispettato il suo diritto di libertà d’espressione. La Chiesa è depositaria dell’insegnamento, del messaggio religioso ricevuto da Gesù Cristo. (…) Avendo per obiettivo il bene comune, la Chiesa non reclama altro che la libertà di poter proporre tale messaggio, senza imporlo, nel rispetto della libertà delle coscienze».

Nel ricordare successivamente il santo belga Damian de Veuster, Benedetto XVI ne ha sottolineato «Le radici religiose che hanno nutrito la sua educazione e formazione, e gli insegnamenti che ne hanno risvegliato in lui l’ammirabile generosità che gli fece condividere la vita emarginata dei lebbrosi, fino ad esporsi al contagio. Nella luce di tale testimonianza, è possibile a tutti comprendere che il Vangelo è una forza di cui non bisogna avere paura».



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«Sono convinto» – ha aggiunto il Pontefice – «che nonostante l’evoluzione sociologica, le radici cristiane sono ancora ricche nella vostra terra. Esse possono nutrire generosamente l’impegno di un numero crescente di volontari che, ispirati dai principi evangelici di fraternità e di solidarietà, accompagnano le persone che conoscono difficoltà e che hanno bisogno di aiuto».

Riferendosi alla vocazione europea del Paese, e alla scelta del belga Herman Van Rompuy come primo Presidente del Consiglio Europeo, il Papa ha affermato: «Oggi per avere risultati a lungo termine, l’arte del consenso non si riduce a una abilità puramente dialettica, ma deve ricercare il vero e il bene. Poiché» – ha detto Benedetto XVI citando l’Enciclica Caritas in veritate – «senza la verità, senza fiducia e senza amore del vero, non vi è coscienza né responsabilità sociale, e l’agire sociale diventa preda di interessi privati e di logiche di potere, che comportano la disgregazione della società, e ciò ancor di più in una società in via di globalizzazione e nei momenti difficili come quelli che conosciamo attualmente».

Al termine del suo discorso il Santo Padre ha rivolto parole di saluto ai Vescovi del Belgio, in particolare all’Arcivescovo André-Mutien Lèonard «che con entusiasmo e generosità, ha cominciato, da poco, la sua nuova missione di Arcivescovo di Malines-Bruxelles». Il Papa ha ugualmente salutato i sacerdoti, i diaconi e tutti i fedeli del Belgio che formano la comunità cattolica del Paese ed ha detto: «Li invito a testimoniare la loro fede con coraggio. Nei loro impegni nella città, che essi facciano valere pienamente il loro diritto di proporre valori che rispettino la natura umana e che corrispondano alle aspirazioni spirituali più profonde e più autentiche della persona».