Omar Bianchera, 44 anni, si consegnato ieri sera alle autorità dopo aver ucciso la ex moglie, una vicina di casa e una terza persona. “Non mi sono drogato sono pulito” ha detto una volta nelle mani della polizia. “Possono farmi qualunque tipo di analisi”. Bianchera avrebbe però aggiunto di essere “stressato”. Non c’erano denunce per stalking sul suo conto, eppure alcune persone che lo conoscevano lo avevano sentito dire diverse volte, a proposito della ex moglie, “la voglio uccidere”. Non era solo il divorzio che aveva scatenato questa rabbia. La donna aveva recentemente vinto una causa contro di lui a proposito di alcune decine di migliaia di euro che gli aveva imprestato in un momento di difficoltà e che lui non aveva mai restituito. Adesso era obbligato ma non aveva soldi. La seconda vittima era una vicina di casa con cui Omar Bianchera aveva avuto discussioni per una questione di terreni confinati. Infine Walter Platter, figlio di Luigi, a cui Bianchera aveva affittato l’autosalone di sua proprietà e che questi aveva trasformato in birreria.



Forse gli doveva dei soldi, Comunque, non avendo trovato il padre, Omar ha pensato bene di uccidere il figlio. Omar Bianchera viene descritto come una persona solitaria e taciturna, che adesso faceva l’autotrasportatore. Abbiamo chiesto ad Alessandro Meluzzi, psichiatra e consulente legale, la sua opinione su questo ennesimo caso di follia che esplode nella più assoluta normalità.



Dottor Meluzzi, le autorità dicono non ci fossero accuse di stalking sul conto dell’assassino, eppure diverse persone lo avevano sentito dire che voleva uccidere la moglie.

La prima cosa che bisogna bene tenere a mente davanti a casi come questi, è che l’odio può covare come un seme per un tempo prolungato e che non bisogna mai sottovalutare i segni all’interno di persone apparentemente normali. E’ un dato di fatto emerso molte volte anche nel dibattito sulla legge sullo stalking. Spesso davanti ad aggressioni verbali, a minacce, si tende a dare un significato velleitario, simbolico o anche astratto. Invece nascondono il segno di un passaggio vero l’aggressione fisica. E’ accaduto molte volte in passato e potrà accadere ancora in futuro.



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Una persona che conosceva Biancheri, in effetti, ha detto: “Me lo diceva sempre, voglio ucciderla, ma non pensavo che l’avrebbe fatto davvero”.

Esatto. Non bisogna sottovalutare i segnali di un comportamento paranoico pensando di tratti di un giovanotto di paese che fa lo sbruffone. La solitudine, la mancanza di relazioni stabili e forti può portare a questo tipo di comportamenti? Quello della solitudine è il corollario alla mia prima osservazione. Oggi, nella nostra società, quella con il più alto numero di reti, di social network, di telefonini, di parole che circolano nell’etere ma anche nei bar, c’è una quasi totale incapacità di ascolto. Le persone oggi vivono come non mai una solitudine che porta a non raccogliere scricchiolii pericolosi, tuoni che annunciano temporali… Tanto che poi si dice, ecco che piove mas nessuno ha aperto l’ombrello. Cioè nessuno è intervenuto. Ma non intendo facendo come si è visto oggi sui giornali, facendo cioè intervenire una psichiatria che non sa rinunciare ad assumere un ruolo in qualche modo di contenimento sociale della pericolosità e che non sa neanche aiutare. Questa pazzia che abbiamo visto in atto ha potuto covare nel silenzio e nell’indifferenza di chi sapeva e pur sapendo taceva o diceva e se diceva, diceva inutilmente. La pazzia di una persona che teneva in casa delle armi e stava impazzendo senza che nessuno facesse qualcosa.

Una volta era diverso?

Esistono nella nostra società dei livelli di solitudine e di assenza dell’altro assolute, ed è in queste situazioni che l’odio può raggiungere soglie inimmaginabili. Nella vecchia società contadina non è che gli odi non covassero o che gli omicidi non accadessero mai, ma nella coralità di quel mondo, anche in un mondo come quello dove ieri è successo quello che è successo, ci sarebbero stati amici, parroci, fratelli, forse anche marescialli dei carabinieri, che avrebbero raccolto certi segnali e ascoltato le richieste di aiuto. Invece in questa società, quella del massimo delle garanzie, della formalizzazione e nel massimo dell’asetticità e della neutralità delle relazioni, in mancanza di una coralità comunitaria, la follia diventa questo che abbiamo visto.

Sembra che anche la nostra società si stia avviando verso quanto è quasi prassi comune nella società americana, le stragi degli individui solitari..

Ci stiamo avviando verso lo stesso tipo di individualismo solipsistico e un po’ autistico della società americana. E dunque verso lo stesso tipo di dramma.

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Alla fine Bianchera si è costituito, Ha detto di sentirsi “totalmente svuotato”.

Ci troviamo davanti a un evento che assomiglia al rapsus del malinconico, quello che uccide tutta la famiglia e poi si suicida. In questo caso non c’è stato il tentativo di suicidio ma uno scarico comportamentale che adesso lo lascia in una situazione di totale demotivazione e sostanziale depressione. C’è in questa persona una problematica psichiatrica che va scandagliata. Ma non per dare attenuanti ma per capire meglio perché questi mostri vanno crescendo in individui che non sono assassini ma che una lucida follia aumentata,costruita e preordinata li porta ad assumere pericolosità sociale da serial killer.

Si può prevenire in qualche modo tutto ciò?

La prevenzione non riguarda solo gli psichiatri o i carabinieri. È la comunità che deve aumentare i livelli di sensibilità e di efficace efficienza a nello stringersi introno alla crisi. Prima che la crisi esploda e diventi pericolosità sociale.