Questo è l’Islam che non vogliamo! Quell’Islam retrogrado, violento, minaccioso, guerrafondaio, aggressivo, sprezzante dei più elementari diritti umani. Non trovo altro modo per definire e condannare fermamente le dichiarazioni inammissibili del presidente del Consiglio centrale islamico elvetico, Nicolas Blancho, che ha osato dichiarare alla stampa, senza vergogna alcuna, che “picchiare una donna fa parte dei diritti dell’uomo”.



Quanto dichiarato da Blancho non dovrebbe solo scandalizzare, ma dovrebbe richiedere le sue immediate dimissioni per affermazioni contrarie a tutte le fonti del diritto internazionale nonché alla luce della CEDAW – Convenzione delle Nazioni Unite contro ogni forma di discriminazione sulle donne – che la Svizzera ha peraltro ratificato lo scorso 2007.



Nell’ultimo rapporto presentato dalla delegazione svizzera all’ONU sull’abbattimento delle discriminazioni contro le donne, il Comitato delle Nazioni Unite ha sottolineato l’importanza che la Svizzera – dove hanno sede molte istituzioni internazionali per la difesa dei diritti umani – costituisca un modello nell’affermazione dei diritti della donna.

Hanno fatto bene Oskar Freysinger e Gerhard Pfister, politici elvetici presenti in sala, a pretendere scuse pubbliche, ma questo non può essere sufficiente. La violenza, l’incitamento all’odio contro la persona, e in particolare contro le donne, mortifica secoli di battaglie attuate per la conquista dei diritti civili ed inalienabili, attenta al principio di parità e di pari opportunità, e tenta di piegare la religione ai propri bassi e sporchi scopi.



Affermare impunemente che “picchiare le donne faccia parte della libertà religiosa” è una dichiarazione che non deve essere lasciata passare sotto silenzio. Di quale libertà religiosa stiamo parlando? Cosa c’entra la violenza con la libertà e con la religione? Non sembra al signor (?) Blancho che quanto da lui affermato violi apertamente i più elementari cardini del diritto positivo europeo?

Tra l’altro proprio all’indomani di quanto accaduto in Svizzera, la Francia è alle prese con le polemiche legate alla possibilità di riformare l’orientamento legislativo transalpino per introdurre la possibilità di revocare la cittadinanza agli stranieri naturalizzati che si macchino di determinati reati come dichiarazioni mendaci o poligamia. Eventualità che caldeggio e che è la base di una mia proposta di legge già discussa in Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e recepita nel testo emendato approvato definitivamente dalla Commissione lo scorso gennaio.

Allo straniero che non è in grado di tenere fede al patto di cittadinanza con lo Stato, che sottintende onestà, lealtà e fedeltà, a chi ha dichiarato il falso, a chi ha commesso atti di terrorismo o contro la personalità dello Stato la cittadinanza deve essere revocata.

Purtroppo le donne subiscono e finiscono per accettare la poligamia perché temono violenze, ritorsioni, isolamento. Perché temono di ritrovarsi senza nulla. Per questo e per tutti gli altri fattori legati alla lotta contro la violenza e per garantire la parità non vi può essere margine di tolleranza verso affermazioni e atteggiamenti altamente discriminatori come quelli dimostrati da Blancho.

Per questo è dalle donne che è necessario partire per lavorare concretamente sull’integrazione dei musulmani. Per questo dobbiamo fare di tutto perché queste donne siano finalmente libere da ogni forma di sopruso e di giogo.