L’Aquila un anno dopo. Sono già passati dodici mesi da quella terribile scossa di terremoto che ha causato 308 morti e devastato una città, distruggendo i suoi monumenti e le sue chiese, ferendo nello spirito migliaia di persone. Tante situazioni difficili, molte drammatiche. Ma in mezzo anche tante persone che dalla disperazione hanno saputo guardare oltre, scoprendo una “vita nuova”.
Enzo lo incontravo prima del terremoto. Spesso per questioni di lavoro, altre volte solo per prenderci un caffè insieme. In questi giorni di festa, che coincidono con il dolore del ricordo di un anno fa, mi ha raccontato la sua vita, come è cambiato dopo il terremoto. «Il terremoto ha rafforzato il valore della famiglia, sono sposato da venti anni, ho due figli di 18 e 14 anni – mi racconta – ed oggi mi rendo conto che nei miei 50 anni di vita, ho agito nei diversi ambiti sociali solo in funzione del “quotidiano”; mere soddisfazioni che, prese a piccole dosi ti fanno andare avanti nella vita offuscando i reali valori, soprattutto l’altruismo e la disponibilità verso il prossimo».
Il terremoto ha cambiato le vite di molte persone. «Dopo il terremoto mi sono all’improvviso trovato bisognoso di tutto, e la presenza di quei volontari della Protezione Civile che, pur avendo una famiglia, una casa ed un lavoro, si sono messi a disposizione di tanti perfetti sconosciuti come me che avevano in quel momento bisogno di aiuto, mi ha fatto riflettere». Presenze e testimonianze concrete che hanno aiutato a ripartire.
«Non parliamo dell’operatività dei Vigili del fuoco e delle forze dell’ordine tutte che, vuoi per dovere ma soprattutto per coscienza personale hanno lavorato ininterrottamente ore ed ore con la soddisfazione di tirare fuori dalle macerie persone ancora vive. Vite salvate».
Parole positive anche verso il Governo, verso Berlusconi che decine di volte si è fatto vedere in mezzo agli aquilani, con i terremotati. «Per me, dal mio punto di vista, ho considerato la presenza di Berlusconi come quella di una persona che è venuta da noi regalandoci un valore che esula da interessi politici, quello dell’amicizia, sì, un amico che ti sorregge e ti conforta nei momenti duri della vita».
Presenze e testimonianze che lo hanno aiutato a riprendere la quotidianità, il lavoro, con uno sguardo diverso. «Sono fiducioso di vedere L’Aquila più splendente di prima, so che ci vorranno 15-20 anni, ma con la vicinanza di chi – come un anno fa – ci ha fatto capire i valori della vita attraverso quel calore umano che tutti percepivamo sulla pelle, riusciremo a parlare di quel tragico evento come una svolta epocale dei valori umani vissuta proprio qui.
Orgogliosamente potrò dire “io c’ero” e testimonio che né la politica, né gli interessi personali possono inficiare quei rapporti umani che si testimoniano solo attraverso le azioni a favore di chi, realmente bisognoso, con umiltà accetta qualsiasi aiuto. Anche il mio modo di lavorare è cambiato, così come vivo in famiglia con la certezza di un amore infinito che ci sovrintende».
(Alessandro Fidanza)