Che internet sia libero è un dato acclarato. Nulla da obiettare. E chi posta un video su Youtube sa che questo, potenzialmente, può essere visto da milioni di persone. Anche qui, nulla da obiettare. Tranne che il buon senso, per lo meno, richiederebbe di non travalicare i limiti imposti dal buon gusto. E che il limite tra satira e insulto gratuito, se oltrepassato, sfocia nel fanatismo. E’ quello che fa chi ha ideato un video in cui, con la scusa della satira, non si fa remore a lanciare le più infamanti accuse contro le Chiesa. Sia ben chiaro. Nulla di attendibile o dimostrato. Ma una falsità, se adeguatamente comunicata, risulta facilmente una verità.
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Chi ha realizzato il video – una sorta di cortometraggio (ma in rete, di video del genere, ce ne sono tanti altri) – ha fatto proprio il motto “calunniate calunniate, qualcosa resterà”. In effetti, mille ragionamenti non dispongono della forza persuasiva di un film ben congegnato. E chi ha architettato il filmato lo sa bene. Il video postato su Youtube, infatti, è studiato con tutti i crismi di un film. C’è una sceneggiatura, una regia, un montaggio, una produzione e una post-produzione. Nulla è lasciato al caso. Accuse di omofobia, pedofilia, ingerenza nella politica, disinformazione sull’Aids, evasione fiscale, possedimenti indebiti, manipolazione delle menti, diffusione di superstizioni e credenze irrazionali. Basta nominare le cose più ignominiose della terra, mettere una musica suggestiva di sottofondo (che poi è la stessa della pubblicità dell’8 per mille, che il video irride), attribuire tutto ciò alla Chiesa, piazzare una battuta finale per sdrammatizzare (come dire: “sì ma non prendiamoci troppo sul serio, noi usiamo l’umorismo, siamo gente onesta…”), e il gioco è fatto.
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L’INSULTO “POSTATO” SU YOUTUBE – Di norma, non varrebbe neanche la pena di soffermasi su ciò che si commenta da sé. Salvo il fatto che il video in questione viene visto da molti utenti. E che lo stratagemma comunicativo adottato da chi lo ha realizzato, può far risultare i dogmi assunti come verità incontrovertibili convincenti. Basterebbe, tuttavia, prendere un’accusa a caso: quella secondo la quale la Chiesa speculerebbe sulla paura del dolore e della morte, per esempio. E domandarsi se le cose stiano proprio così. Vediamo; considerando che per la religione cattolica il dolore può essere concepito come imitazione di Cristo, che la morte non segna la parola fine sull’esistenza umana, e che la dottrina cattolica è l’unica ad aver teorizzato la resurrezione, oltre che dell’anima, della carne, pare di no. Questo in sintesi. E’ chiaro – ovviamente – che una sintesi del genere non sarebbe sufficiente a dimostrare la falsità delle accuse a chi in esse credesse onestamente. Sarebbe necessario, per questo, un ragionamento, una dimostrazione. O l’apporto di un’esperienza. E’ sufficiente, almeno, a far comprendere che le imposizioni dogmatiche di video del genere non si esauriscono in se stesse. Non sono indistruttibili. Bastano gli strumenti della ragione per demolirle. Ma chi usa il web in questa maniera sa anche che, all’insulto postato su Youtube, nessuno ha gli strumenti per rispondere con l’uso della ragione. Rimane sempre, solo, un’unica alternativa: “cambiare canale”.
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