Per lui, che ha alle spalle parecchie primavere e vanta una vita intellettuale di prim’ordine, tanto da essere universalmente considerato l’anti Lévi-Strauss grazie all’invenzione di quell’“homo religiosus” che è diventato cifra fondamentale di una vera e propria disciplina (l’antropologia religiosa), la questione è molto chiara: «Tutto nasce con l’Illuminismo. Anzi, ha un prologo nel Rinascimento. Nel XVIII secolo si è avuto un movimento che ha voluto neutralizzare la religione cristiana e confinarla nelle sacrestie delle chiese. Per i sostenitori di quella linea di pensiero, la religione cristiana non ha diritto di entrare nella piazza pubblica. Questo ha poi portato alla Rivoluzione francese e alla concezione di laicité che ne è conseguita. Successivamente il movimento si è accentuato in Europa e ha spinto in avanti la secolarizzazione della società».



Julien Ries, novant’anni compiuti poche settimane fa, è sacerdote e direttore del Centro di storia delle religioni dell’Università Cattolica di Lovanio, Belgio. La sua opera viene considerata un “classico” della materia, e sono ben pochi al mondo gli studiosi che ricevono un simile onore mentre sono ancora in vita. Tutti gli scritti di Ries sono in corso di pubblicazione per le edizioni Jaca Book, un lavoro editoriale previsto in undici volumi divisi in diciotto tomi (otto già pubblicati). L’Università Cattolica di Milano, invece, ha accolto il suo archivio di studi e corrispondenze con studiosi e intellettuali di tutto il mondo.



Gran viaggiatore in Egitto, India e Medio Oriente, specialista del manicheismo e delle religioni indiane, Julien Ries ha attraversato il Novecento culturale ed è in grado di leggere con non poca spregiudicatezza intellettuale la burrasca in cui giornali e tv tentano oggi di trascinare la Chiesa cattolica utilizzando come arma gli episodi di pedofilia “scoperti” tra il clero.

«Nel nostro continente – spiega Ries a Tempi – si deve registrare la presenza di una serie di forze occulte, in particolare di ambito massonico, che vogliono campo libero per far passare nella società le loro proprie ideologie. E per raggiungere il loro obiettivo hanno bisogno dell’annullamento sociale della religione. Tali forze lavorano attraverso i mass media, sono presenti nella politica e se la prendono con la Chiesa perché è una forza strutturata molto organizzata e “vecchia” di venti secoli».



E individuare il perfetto capro espiatorio – per usare un’espressione cara al grande collega di Ries, René Girard – è un’operazione facile facile per il progressismo contemporaneo. Chi meglio del “reazionario” pontefice cattolico Joseph Ratzinger? «Quando si son visti i suoi primi passi da Papa, si è capito che egli cercava di riformare la Chiesa non alla maniera dei “progressisti”, bensì ricercando una presa di coscienza della propria missione nel mondo, in particolare all’insegna della nuova evangelizzazione. Così, quando il Papa ha tolto la scomunica ai vescovi “integralisti” seguaci di Marcel Lefebvre, lo si è considerato partigiano di quell’orientamento, mentre in realtà lui voleva riaprire il dialogo con loro per cercare di riportare l’unità nella Chiesa». E operando un analogo rovesciamento della realtà «lo si è preso di mira anche quando ha cercato di operare per l’unità con gli anglicani».

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Quando parla di «forze occulte di ambito massonico», Ries lo fa con una certa cognizione di causa. Per vederle all’opera, sostiene l’antropologo, «basta guardare al Belgio, dove sono state approvate leggi pro-eutanasia, pro-aborto e contro la famiglia. Le forze massoniche in Belgio si vantano di avere 25 mila aderenti e metà del governo belga è composto da affiliati alla massoneria. È proprio per questo che si attaccano in maniera sistematica le religioni nel loro complesso, perché esse sostengono posizioni che per i fautori della “libertà” assoluta non sono ammissibili. Infatti l’Islam, l’ebraismo, il cristianesimo, che non approvano l’aborto e l’eutanasia, vengono bersagliati e criticati».

 

Dunque dietro gli attacchi e le critiche al Papa e alla Chiesa, secondo Ries, più che lo scandalo per la pedofilia c’è l’apparentemente docile intolleranza dell’ideologia che spopola a Bruxelles. «È l’ideologia della laicità, per la quale l’uomo non deve essere sottoposto ad alcun limite e ad alcun potere. Ci ricordiamo dei cartelli affissi dappertutto alla Sorbona di Parigi durante il ’68? “Vietato vietare”. Ma questa stessa posizione non è totalmente libera. Eppure oggi è la posizione dominante in Europa (molto meno negli Stati Uniti). Infatti sono soprattutto i paesi dell’Unione Europea a essere colpiti da tale visione laicista. Lo si è visto anche nel caso della citazione delle radici cristiane nella Costituzione europea: queste forze occulte hanno lavorato perché la verità non venisse riconosciuta e non si parlasse più di “Europa cristiana”».

 

Eppure la Chiesa ha contribuito in maniera decisiva a costruire il Vecchio Continente così come noi oggi lo conosciamo. «Proprio in Europa si può constatare il contributo sociale positivo del cristianesimo: esso è riuscito a costruire e accrescere la cultura, ha organizzato il tempo e il lavoro, il riposo e l’occupazione. È poi importante ricordare la dottrina sociale della Chiesa, cioè il principio del grande rispetto per la dignità della persona umana. Questi sono contributi che formano una società in cui regna l’armonia. Anche il rispetto della vita, del lavoro, dei bambini, la tolleranza come valore, che permette di promuovere il dialogo interreligioso, sono tutti princìpi propri della civiltà cristiana, e sono la base del vivere sociale di noi europei».

 

Del resto, secondo l’autorevole studioso belga, il rischio di strumentalizzare l’elemento religioso in senso ideologico è sempre dietro l’angolo. «Le religioni – conclude Ries – possono contribuire positivamente all’organizzazione delle società, a condizione però che siano davvero se stesse e non si tramutino in ideologie. L’islam, ad esempio, è una fede rispettabile che volge l’uomo verso Dio e organizza una società. Ma l’islamismo, che vuole imporre il Corano come unica legge, è una dittatura ideologica alla cui opera assistiamo ormai ogni giorno, da al Qaeda ai talebani afghani».

 

(Lorenzo Fazzini)

 

Intervista tratta dal numero di Tempi in edicola questa settimana