Frustate a chi non raggiungeva l’obiettivo. E’ quanto accadeva fino a poco tempo fa ai telefonisti e alle telefoniste di un call center in cui si smerciava un aspirapolvere americano. I lavoratori della ditta Italcarone di Incisa Valdarno erano addestrati per vendere un aspirapolvere americano a dieci volte il suo valore. Se non ci riuscivano, erano costretti a subire maltrattamenti come umiliazioni e rimproveri pubblici e, in alcuni casi, frustate sulle gambe. Una decina di ex centraliniste hanno denunciato i maltrattamenti subiti nel call center della Italcarone di Incisa Valdarno, in provincia di Firenze. Il che ha aperto tre anni di indagini che hanno portato all’arresto di cinque persone ai vertici della Italcarone per associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla frode fiscale
Più che un call center, un lager. O una ditta in puro stile fantozziano. I dipendenti della Italcarone venivano reclutati tramite annunci in cui non si specificava quali mansioni avrebbero svolto. Nel call center venivano affiancati da venditori anziani e trasformati, a loro volta, in venditori telefonici. La mattina, in una stanza insonorizzata, erano costretti a partecipare a riunioni motivazionali, in cui cantavano l’inno nazionale e tenendosi per mano recitavano slogan che avrebbero dovuto incitarli. Nel corso della giornata, chi non aveva realizzato un certo numero di telefonate non poteva andare in bagno. E per chi non raggiungeva l’obiettivo erano previste, in alcuni casi, frustate, con un frustino, sulle gambe, insulti pubblici e umilianti richiami. Per chi, invece, avesse raggiunto un certo target erano previsti premi e gratificazioni, come viaggi esotici. Ma, di fatto, il numero necessario di telefonate da effettuare era talmente alto che rendeva l’obiettivo irraggiungibile. Chi, inoltre, non superava un certo limite, non riceveva alcun compenso. Il che aveva generato un elevato turn over. In molti non resistevano e mollavano, senza aver ricevuto alcun compenso per il lavoro svolto. Il che, ovviamente, andava a vantaggio dell’azienda che immediatamente trovava nuova “carne da macello”. La situazione si è protratta fino a quando una decina di ex centraliniste non hanno denunciato i maltrattamenti subiti alla Federconsumatori e alla Guardia di Finanza. Le indagini partite, durate tre anni, hanno portato a all’arresto di cinque persone ai vertici della Italcarone per associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla frode fiscale. La ditta importava dall’America l’aspirapolvere del valore di 350 euro e lo rivendeva a 3500 euro, in rate di 94 euro per 60 mesi. L’aspirapolvere veniva presentato come “presidio medico chirurgico elettromedicale anti acaro”, certificato come tale dal ministero della Salute, il quale, ovviamente, ha smentito la certificazione.
In seguito all’inchiesta aperta dalla Procura, sono scattate le indagini. Le Fiamme Gialle, grazie all’acquisizione di filmati e ai controlli è giunta al sequestro di beni per circa 4 milioni e mezzo di euro, tra ville e auto di lusso appartenenti ai dirigenti del famigerato call center.