Maggio 2010, Lisbona. L’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze  ha lanciato un nuovo allarme: da un anno a questa parte l’Europa è diventata lo scenario di diffusione delle cosiddette “nuove droghe”: solo nel 2009 sono stati registrati 24 nuovi tipi di stupefacenti di tipo chimico, dalle amfetamine ai cannabinoidi sintetici o tecnocannabinoidi (in gergo “spice”, ovvero «sostanze naturali vendute in barattolo come miscele aromatizzanti per ambiente, concimi o sali da bagno, il cui commercio è legale, che vengono poi fumate o sniffate» come ha ben riportato l’Ufficio stampa della Polizia di Stato).



L’evoluzione storica del fenomeno della droga assume di anno in anno un volto sempre più inquietante: un recente studio dell’Università di Harvard ha ribadito la pericolosità della cannabis, capace di determinare psicosi e altri disturbi mentali soprattutto nei casi di consumo a partire dai primi anni dell’età evolutiva, mentre il mercato della dipendenza – facilitato dallo sviluppo di Internet come piazza di commercio – ha annusato l’affare della droga di sintesi: manuali per fabbricare diversi tipi di amfetamine o ecstasy, allucinogeni, semi di cannabis potenziata possono essere recapitati a casa di chiunque su richiesta e pagamento.



Questa nuova strategia di marketing favorisce enorme diffusione delle sostanze psicoattive, diminuzione dei prezzi con maggiore accessibilità all’acquisto, e grande difficoltà nel controllare il mercato stesso da parte delle autorità competenti. Tradotto: moltiplicazione dei fattori di rischio per i nostri figli alla mercé incontrastata dei venditori di schiavitù psicologica e di morte.

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Che dire? Ancora una volta proponiamo ai lettori l’informazione come antidoto: proprio sulla pericolosità delle droghe sintetiche è stato pubblicato in questi giorni Vuoi trasgredire? Non farti! di Giorgia Benusiglio (San Paolo Ed.), un ottimo volumetto che tutte le scuole dalla terza media in su dovrebbero adottare come libro di narrativa. In questo saggio la giovane Giorgia Benusiglio (1982) presenta agli adolescenti la sua storia di dramma e rinascita: il 16 ottobre 1999 l’autrice, sulla scorta del messaggio inconcepibile contenuto in un depliant dell’allora Ministero degli Affari sociali con testi approvati dal Ministero della Sanità («prendi solo mezza pasticca, bevi tanta acqua, non mischiare alcol»), assume per curiosità mezza pasticca di ecstasy.

Inizia qui il calvario della diciassettenne, ricoverata al Niguarda di Milano e salvata miracolosamente da un trapianto di fegato, donatole «da una splendida ragazza che ci ha lasciato per un incidente d’auto». Da allora Giorgia si propone come ospite di programmi televisivi e nelle scuole per incontrare i ragazzi e spiegare loro l’estrema pericolosità di sostanze che danneggiano gravemente l’organismo fino ad uccidere: «se mi salverò andrò nelle scuole a raccontare ciò che mi è accaduto».

Conferisce ulteriore valore a questa riflessione la presenza nel libro delle testimonianze del padre e della madre di Giorgia che ricordano il loro vissuto di quei giorni e si interrogano sul difficile, ma necessario, rapporto comunicativo con i figli, nonché sulle ragioni per cui ancora oggi, in Italia, genitori e adolescenti non sanno ancora nulla o quasi su queste droghe. E su questo fatto ci interroghiamo anche noi, soprattutto di fronte all’operosità di altri Paesi occidentali che, credendo nella preziosità delle nuove generazioni, hanno avviato da anni ampie campagne mediatiche su questi temi a livello sociale e nelle scuole ottenendo chiari risultati positivi.