Scontri e guerriglia ieri vicino al campo rom di via Triboniano a Milano. La polizia è intervenuta per fermare una manifestazione non autorizzata. I rom volevano dirigersi verso Palazzo Marino per fare un presidio in vista della riunione del consiglio comunale delle 18 che doveva deliberare lo sgombero del campo rom. Lo sgombero è previsto per il 30 giugno prossimo. Gli agenti di polizia hanno fermato i manifestanti, circa 150, e li hanno indirizzati verso la via Barzaghi poco distante al campo rom. Mentre si trattava il permesso da accordare a una delegazione di rom di recarsi a Palazzo Marino, sono cominciati gli incidenti. I rom hanno cominciato a lanciare sassi mentre altri portavano fuori oggetti e masserizie dal campo e vi davano fuoco. E’ stato dato alle fiamme anche un furgone e un’auto, appartenenti ai rom. La polizia è intervenuta e ci sono stati alcuni feriti.
Quattro agenti, non in modo grave, secondo il 118, quindici secondo il vicesindaco De Corato. Tra i rom ci sarebbero tre feriti, tra cui due bambini. Secondo le testimonianze e il video che si può vedere in questo articolo, i bambini sono stati messi tra i manifestanti durante gli scontri con la polizia. Dijana Pavlovic, vicepresidente della federazione Rom e Sinti Insieme e testimone diretta degli scontri, ha affermato che “una bimba è rimasta ferita e probabilmente ha un braccio rotto per una manganellata. Il campo è stato chiuso e circondato dalla polizia: nessuno può entrare, nessuno può uscire”. Le parole del vice sindaco De Corato: “La sommossa organizzata da un centinaio di rom di Triboniano, che hanno lanciato pietre contro le forze dell’ordine ferendo una quindicina di agenti, tra cui anche un vigile, dimostra che gli occupanti sono ancora lontani da una reale volontà di integrazione”.
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– Solo i mezzi di soccorso come le ambulanze possono adesso entrare nel campo. Il commento di Davide Boni della Lega e presidente del consiglio regionale della Lombardia: “Dopo la guerriglia che si è scatenata credo che il tempo del dialogo con chi non ha alcuna intenzione di integrarsi e conosce solo il linguaggio della violenza sia finito”.