La Coop ha tentato di boicottare il colosso agroalimentare con sede in Israele Agrexco, bandendo i suoi prodotti dagli scaffali. La scusa adotta dalla Coop consisteva nel sostenere che i prodotti del colosso israeliano provenissero dai Territori occupati. Nonostante la disponibilità della Agrexco ad adeguare la propria etichetta, la Coop è andata avanti nel boicottaggio. Ed è stata costretta a fare marcia indietro dopo il coro unanime di indignazione, a destra come a sinistra.
La Coop è stata costretta a far marcia indietro dopo il tentativo di boicottaggio dei prodotti israeliani della Agrexco. Nonostante, infatti, più volte abbia smentito che si trattasse di boicottaggio, bandire i prodotti israeliani dai propri scaffali ha fatto sì che nell’opinione pubblica fossero evocati i fantasmi del razzismo antisemita. Sit-in di protesta, gruppi di Facebook come “la coop boicotta Israele? Noi boicottiamo la Coop”, blogger e internauti, fino al ministro degli esteri Franco Frattini, che ha usato la parola «razzista», tutti insieme contro la Coop. La quale, mascherando con la necessità di “tracciabilità” un’evidente scelta politica, aveva deciso di non commerciare i prodotti del colosso agroalimentare sostenendo che provenissero dai Territori occupati. Agrexco aveva replicato che quei prodotti rappresentavano solo lo 0,4 per cento del totale. E che, se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe adeguato l’etichetta ai criteri stabiliti dalle norme Ue. Ma la Coop, spinta anche dalla numerose manifestazioni anti-israeliane che di fronte a numerosi supermecati inneggiavano al boicottaggio, aveva deciso comunque di procedere contro l’Agrexco. Senza fare i conti con il fatto che la sua iniziativa avrebbe suscitato un coro unanime di indignazione. Anche a sinistra.
In molti, a sinistra, sono rimasti sconcertati dall’iniziativa della Coop. In particolare, Furio Colombo, Emanuele Fiano e Gianni Vernetti, in un lettera, hanno interpellato la Coop dicendosi allibiti del fatto che un’oragnizzazione «progressista» potesse assecondare una campagna anti-israeliana. Senza contare il fatto che – scrivono nella lettera – il boicottagio ricordava tanto l’estromissione dei prodotti «ebraici» dagli scaffali dei negozi.
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