Vicino a Elisa Claps fu ritrovato un bottoncino rosso. Il bottoncino non apparteneva a Elisa Claps e potrebbe averlo strappato all’aggressore. La svolta potrebbe venire dalle analisi merceologiche. Anche perché non è ancora stato ritrovato il Dna dell’unico indagato, Daniele Restivo.
Potrebbe giungere all’ennesimo svolta il caso Elisa Claps. Accanto al corpo, infatti, era stato trovato, il 27 marzo scorso, un bottoncino rivestito di tessuto rosso. Pare che il bottoncino non appartenesse a Elisa e che potrebbe esser stato strappato all’aggressore. Un elemento fondamentale. Tanto più che il Dna di Danilo Restivo, al momento unico indagato, non è ancora stato trovato. Intanto infuriano le polemiche con l’ex pm di Potenza Felicia Genovese, che secondo molti, compresa la famiglia, ebbe un atteggiamento troppo conciliante nei confronti di Restivo quando, all’epoca, si occupò del caso. Francesco Saverio Dambrosio, legale dell’ex pm, ha intrapreso le azioni legali necessarie alla tutela della sua assistita: «Ritrovato il cadavere di Elisa Claps si è registrata un’anomala e non casuale ingravescenza di deliberate offese e calunnie da parte di chi è da tempo protagonista di una campagna denigratoria, posta in essere profittando del silenzio al quale il magistrato è tenuto per legge e per il rispetto del lavoro di un ufficio giudiziario ancora oggi impegnato su un caso non definito». Ha detto Dambrosio.
La Genovese «assunse – ha continuato – la diretta responsabilità delle indagini solo due giorni dopo la scomparsa della Clap». No avrebbe disposto il il sequestro degli abiti di Restivo perché avrebbe ritenuto l’iniziativa «tardiva», essendo trascorse a 48 ore dal fatto e «incoerente con l’ultimo avvistamento di Elisa» fatto da un testimone; inoltre non dispose l’acquisizione di tabulati telefonici «perché non era tecnicamente possibile, essendo allora il distretto telefonico di Potenza servito da una centrale analogica».