I vertici della Protezione Civile indagati. Un dossier della polizia accusa i vertici della protezione civile, alcuni sismologi e diversi tecnici di omicidio colposo per la sottovalutazione degli allarmi prima del terremoto. Sono partiti avvisi di garanzia, spediti dalla Procura della Repubblica dell’Aquila. L’accusa rivolta ai membri della Commissione Grandi rischi, che il 31 marzo scorso, 6 giorni prima del terremoto che sconvolse L’Aquila, parteciparono alla riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese, sulla base di un dossier della Polizia, è di omicidio colposo.
La denuncia è partita dopo l’esposto fatto da diversi cittadini della città abruzzese che hanno chiesto alla Procura di verificare il lavoro della commissione che, nella riunione del 31 marzo, analizzò la sequenza di scosse sismiche che da mesi colpiva L’Aquila. Gli indagati sono nove persone: funzionari ai vertici del Dipartimento della Protezione Civile e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Molti abitanti dell’Aquila hanno testimoniato che nei giorni precedenti il disastroso terremoto che colpì poi la città, si avvertivano forti scosse.
L’AQUILA TERREMOTO PROTEZIONE CIVILE – Il dossier della procura parla di "omicidio colposo per non aver dato l’allarme alla popolazione aquilana prima della scossa fatale del 6 aprile scorso." Nonostante uno sciame sismico – in corso da quattro mesi e con oltre quattrocento scosse – giustificasse quanto meno la dichiarazione di "stato d’allerta", se non l’evacuazione (come invece avvenuto in Garfagnana nel 1985). Una "negligenza fatale" secondo gli investigatori.