Bambini rapiti che ritrovano le loro famiglie grazie a Facebook, ragazzi innocenti salvati dalla galera per un post che ha fornito loro un alibi, persone che stavano per suicidarsi fermate in tempo dopo che lo avevano annunciato on-line. Sono solo alcune delle dieci storie mozzafiato, che rivelano come il più popolare dei social network spesso sia in grado di aiutare le persone nei modi più impensabili. Con storie spesso poco note, perché come si sa il bene non fa notizia. Ma a volte vale la pena raccontarlo.



Facebook è stato creato per permettere di ritrovare le persone, e quindi incontrare un vecchio conoscente, o magari un lontano parente sul social network è la cosa più normale del mondo. Ma alcune storie sono a dir poco eccezionali. Come quella di Sophie Featherstone, una 19enne che viveva sola con la nonna a Southport, in Inghilterra, finché le è arrivato un messaggio su Facebook dalla compagna del padre, Paul. Il padre era sempre stato convinto che Sophie fosse sua figlia, ma diversi membri della sua famiglia lo avevano rassicurato sul fatto che non era così. Nel 2007 i due hanno deciso di incontrarsi, e hanno capito subito di essere padre e figlia, anche perché la somiglianza era lampante. E così Sophie ha fatto anche conoscenza con i 15 fratelli avuti dal padre da 15 donne diverse.



 

– Un bimbo rapito e creduto morto è riapparso su Facebook 22 anni dopo. Con un post in cui rivela: «Sono Alex e cerco la mia famiglia. Cerco mia madre». Alex Anfuso era scomparso il 17 marzo 1987 da Villanova di Guidonia, in provincia di Roma, mentre la madre era in carcere. Un giorno è uscito per andare in strada con gli amici ed è scomparso nel nulla. Il padre, senza informare la madre, lo ha portato con sé in Egitto. Un giorno Alex si connette a Internet e cerca tutte le persone con il suo cognome. Gli risponde Pino Anfuso, teleoperatore della Rai, che ascolta la sua storia e la racconta a «Chi lo ha visto» di Federica Sciarelli. Purtroppo sua madre è già morta, senza poterlo riabbracciare.



 

– Ma non tutte le storie sono tristi come quella di Alex. A volte Facebook riesce a scrivere il lieto fine. Come per Avril Grube, immigrata ungherese in Inghilterra, e per suo figlio Gavin Paros, rapito quando aveva tre anni e riapparso su Internet 27 anni dopo. Il padre lo aveva portato in Ungheria senza avvertire la madre, e nonostante i numerosi appelli, tra cui quello di Margaret Thatcher, non c’era stato il modo di ritrovarlo. Finché Gavin, che oggi ha 30 anni ed è padre di tre bambini, ha ricevuto un messaggio su Facebook dalla zia, che è riuscita a mettere in contatto madre e figlio. Che non parlano la stessa lingua, in quanto lui sa solo l’inglese e lei solo l’ungherese. Ma i loro occhi si somigliano come due gocce d’acqua.

 

 

 

 

 

– Con Facebook è riuscito a riabbracciare il papà che non vedeva da quando aveva due anni. «E’ stato un vero e proprio miracolo, non ci speravo più», ha commentato Andrew di Barlestone, nel Leicestershire. Dopo la separazione dal marito, la madre non aveva più voluto sentire parlare del figlio. Finché Andrew ha digitato il nome del padre, Graham, lo ha trovato e gli ha scritto un messaggio. La risposta è arrivata dopo un solo giorno: «Ciao, figlio mio». Andrew ha scoperto di avere quattro fratellastri, Graham addirittura un nipote.

 

– L’ultimo caso di ritrovamento è proprio di questi giorni. Una donna californiana ha ritrovato i suoi due figli, scomparsi 15 anni fa, cercando i loro nomi su Facebook. La donna non vedeva più i figli, una femmina e un maschio, dal 1995. I bambini, che all’epoca avevano rispettivamente tre e due anni, erano scomparsi insieme al padre. La coppia all’epoca era divorziata, ma i figli erano stati assegnati alla madre, che vive a San Bernardino in California. La madre ha scoperto che i ragazzi vivono in Florida insieme al padre, che è stato arrestato per rapimento.

 

 

 

Per il 19enne americano Rodney Bradford, l’aggiornamento dello status su Facebook ha voluto dire la salvezza dal carcere dopo un’accusa per una colpa che non avrebbe commesso. Il luogo e l’ora dello status sono state infatti le prove che Bradford non poteva avere commesso una rapina in un’altra parte di New York. E dopo due settimane di carcere, è stato quindi scagionato. Il 17 ottobre scorso, alle 11.49, Bradford ha infatti aggiornato il suo status da Harlem. Un minuto dopo, a Brooklyn, due uomini sono stati aggrediti da un uomo armato di fucile. Bradford all’epoca era già sotto processo per una rapina avvenuta nel 2008. E dopo che una delle due vittime ha riconosciuto Bradford come l’aggressore, per il 19enne non ci sarebbe stato più scampo. Almeno finché il suo avvocato non ha contattato Facebook, che ha fornito la prova che lo status era stato aggiornato da Harlem.

 

– Una trentenne di Porto Torres ha ingerito un potente sonnifero per suicidarsi e lo ha annunciato su Facebook. Ma un suo amico di Roma ha letto il macabro annuncio e ha allertato la questura della Capitale, che ha avvisato i carabinieri di Porto Torres. I militari hanno immediatamente rintracciato l’abitazione e, con gli uomini del 118, si sono recati nella casa della donna, trovandola riversa su un letto e in stato d’incoscienza, ma in tempo per salvarle la vita. La trentenne, che vive sola nel centro di Porto Torres, ora è fuori pericolo.

 

 

 

 

– Il suicidio di una romena annunciato su Facebook è stato sventato grazie al ritrovamento causale della sua borsa in un bar di Roma nel gennaio scorso. Un uomo si è presentato al vicino commissariato, consegnando agli agenti la borsa che la ragazza aveva dimenticato. Pochi minuti dopo ha squillato un telefonino nella borsa e un agente ha risposto. A chiamare era un conoscente della ragazza, che aveva appena letto il suo status di Facebook in cui annunciava l’intenzione di suicidarsi. Gli agenti hanno allora individuato l’abitazione della romena, sfondato la porta e trovato la donna nella vasca da bagno in un lago di sangue, in quanto si era tagliata le vene. Portata al pronto soccorso, la donna è riuscita a salvarsi.

 

– L’Interpol ha individuato e arrestato a Bahia, in Brasile, un 53enne di Torre del Greco (Napoli), latitante dal 2002. Merito di un monitoraggio su Facebook effettuato dalla polizia postale. L’uomo era fuggito in Sudamerica per scampare alla cattura delle forze dell’ordine in quanto accusato di avere abusato sessualmente della figlia, che all’epoca dei fatti aveva quattro anni. Non contento, il 53enne ha cercato di ricontattare la figlia, oggi 13enne, attraverso Facebook. Ed è stato quindi arrestato.

 

– La polizia della Nuova Zelanda nel gennaio 2009 ha diffuso su Facebook le foto e gli spezzoni di video di un ladro che aveva tentato di scassinare la cassaforte di un pub a Queenstown. Il 21enne è stato arrestato grazie alla collaborazione dei navigatori che lo hanno riconosciuto. Dopo essere infatti penetrato con il passamontagna all’interno del locale, se lo era sfilato per il caldo ed era stato ripreso dalle telecamere. E Sean Drader, esperto di servizi segreti della polizia di Queenstown, ha creato una pagina di Facebook, riuscendo così a identificarlo.

 

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(Pietro Vernizzi)