Nelle più costose ed eleganti località turistiche d’Italia, quasi la metà di chi vi si reca ad affittare lussuose ville, al fisco risulta un nullatenente. Per l’esattezza il 47%, come succede a Porto Cervo. Questi i dati comunicati da contribuenti.it. Un dato tristemente diffuso in Italia, non solo nelle residenze di lusso. Un controllo della guardia di finanza ha scoperto che gli abitanti di un caseggiato dell’edilizia popolare possedevano, rispettivamente, una Porsche Carrera, una Jaguar, e un Suv Volkswagen (notizia riportata dal Corriere della Sera).
Ogni anno in Italia non risultano dichiarati 300 miliardi di imponibile: il risultato sono 100 miliardi che sfuggono allo stato. Nel 2007, riporta ancora il Corriere della Sera, “il numero dei contribuenti con un reddito superiore a 200 mila euro non superava 76 mila, cioè lo 0,18% del totale. Esattamente, 75.689. E il 56,8% di loro, ossia più di 43 mila, erano lavoratori dipendenti, mentre il 25% era rappresentato da pensionati: 18.811. Sapete quanti invece fra i due milioni e passa di «percettori di reddito d’impresa» dichiaravano di aver incassato oltre 200 mila euro? Soltanto 6.253. Per non dire delle società. A guardare i numeri verrebbe da pensare che fra gli imprenditori italiani ci siano eserciti di masochisti.
Le società di capitali che hanno chiuso il bilancio 2007 (quello prima della grande crisi) in perdita sono state addirittura il 45% del totale. Tutti sfortunati, incapaci, sprovveduti? Oppure furbacchioni?”. In Italia poi ci si ingegna con le cosiddette “società di comodo”. Società costituite da privati cittadini per nascondere dietro a società fittizie barche, ville, case al mare. Naturalmente queste società chiudono sempre il bilancio in perdita il che li salva dalle richieste del fisco.
I condoni fiscali, che dovrebbero permettere l’emergere dei capitali portati all’estero, non hanno mai funzionato veramente, secondo questa inchiesta del Corriere: “Gli evasori, una volta regolate le pendenze passate con il fisco, ovviamente senza nemmeno subire le sanzioni che avrebbero meritato, si «immergono» di nuovo aspettando il prossimo condono”.