Ffwebmagazine, la rivista di Farefuro, ha ideato il vademecum del bravo intercettato. Dieci regole d’oro da seguire ed applicare diligentemente. Dal momento che prima o poi tutti saremmo intercettati
Visto che prima o poi saremo tutti intercettati, «è bene di tanto in tanto mandare un saluto, tipo ‘buongiorno, maresciallo’ o ‘omaggi alla signora, gentile finanziere». Già, perché la «la cortesia ben dispone l’ascoltatore e un domani può servire come esimente: “Ma scusate, come potete pensare che tramassi contro Caldoro visto che sapevo di essere intercettato”?». A scriverlo è Sergio Talamo su Ffwebmagazine, la rivista di Farefuro. Che, all’occasione, ha ideato il vademecum del bravo intercettato. Dopo la prima regola, imposta dalla buona educazione, è bene «non dire mai frasi del tipo “’questo telefono è riservatissimo” oppure “prova microfono prova microfono”, perché non solo i carabinieri non hanno l’anello al naso ma quando l’intercettazione esce ci fai pure la figura del pirla». Terzo, meglio evitare di utilizzare frasi in codice come «ti ho mandato la mail che sai,’ricordati di quella cosa lì». Evitate la tronche, è la quarta regola: se un domani tutti sapranno cosa vi dicevate al telefono,che almeno vi si veda come un gentiluomo che parla forbito. Non uno che dice “che stai affà”». E’ opportuno anche evitare la frasi ambigue: non dite «fai viaggiare la mozzarella o la pasta mi piace al dente».
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Ed ecco il consiglio numero 6: «Se avete dubbi su cosa fare dopo la pensione e proprio non vi attira il circolo bocciofilo – scrive Talamo – , non vi fidate di gente che, nel promettervi un aumento dell’età pensionabile, aggiunge parlando di voi a un amico: “Tienilo sotto che lo tengo sotto anch’io”. Surreale lottavo: «se siete molto pigri e come base della vostra loggia scegliete una via adiacente a via Veneto, una volta che decidete di spostarvi per non dare nell’occhio, spostatevi di un bel po’ (chessò, vedetevi in Toscana o a Singapore), non nell’albergo adiacente alla vostra sede». E se dei camerieri vi fotografano, come se foste un’attrazione turistica, «ipotizzate pure che in realtà siano dei carabinieri travestiti». L’ottava norma è dedicata a chi è un componente del Csm: «la frase “è un casino Pasqualino, non so come se ne può uscire” non sarà giudicata, un domani, come attenuante generica. La nona regola, dovrebbero seguirla, invece, i sottosegretari. E’ molto semplice. Consiste nel non farsi dire da gente non titolata «ci dobbiamo vedere ogni giorno, ogni settimana, capire dove sta ‘o buono e dove ‘o malamente: uaglio’, tu hai la strada spianata per fare il ministro». Parole che, in effetti, non suggeriscono a chi ascolta una totale autonomia e indipendenza politica. L’ultimo, infine, invita i presidenti di qualunque ente locale ad avere l’accortezza di non domandarsi cosa possa servire a Cesare. Perché « ammesso e non concesso che nessuno capisca chi è Cesare, la mente corre dritto dritto a Cesare Previti».