Non c’è menzogna più grande di una verità strumentalizzata. Mi riferisco all’ormai quotidiano dibattito sulla pedofilia nella Chiesa. Sì, è vero, si tratta di un fatto: vi sono sacerdoti e religiosi che si sono macchiati di azioni orribili, a danno di bambini o ragazzi innocenti, violati nel loro pudore, nella loro dignità, nella loro libertà. Però, questo fatto, come tutti, va compreso, inquadrato in un contesto, spiegato, e persino quantificato. Altrimenti non si capisce nulla.
Per questo, insieme a Massimo Introvigne, Giuliano Guzzo, Lorenzo Bertocchi e Luca Volonté, capogruppo del Ppe al consiglio d’Europa, abbiamo curato un libretto intitolato “Indagine sulla pedofilia nella Chiesa” (Fede & Cultura, 2010; pagine 75, euro 6. Con uno scopo, appunto: capire veramente cosa è successo e cosa sta succedendo. Ebbene, in poche righe, i fatti, quelli importanti, mi sembrano questi.
Anzitutto esiste da ormai parecchi anni, a partire dai mitici anni Sessanta, un aumento generale del fenomeno pedofilia, che è difficile non collegare con la cosiddetta “rivoluzione sessuale” esplosa nel 1968 e caratterizzata da slogans del tipo: “Il sesso è tuo, liberalo”; “Lotta dura contro natura”; “Abolisci ogni divieto” ecc. Sono gli anni della contestazione alla famiglia, dell’esplosione della pornografia, della cultura della droga e dell’“abolizione di ogni tabù”; gli anni in cui non pochi intellettuali e rivoluzionari, soprattutto a sinistra, parlano di “diritto alla sessualità dei bambini”, di liceità dell’incesto e amenità simili.
Ne nasceranno elogi della pedofilia e manifesti pubblici in suo favore, ad esempio su Liberation, con firme eccellenti: Daniel Cohn Bendit, Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, Jack Lang… In Italia, negli anni Novanta, un editore vicino ai radicali, Stampa Alternativa, arriverà a pubblicare “Diario di un pedofilo” allo scopo dichiarato di «prendere di petto gli ultimi tabù, la pedofilia e l’incesto». Senza che ciò desti nessuno vero scandalo. Questo aumento della pedofilia, piuttosto sdoganata anche culturalmente, colpisce in particolare, la realtà più distrutta dalla cultura nichilista contemporanea: la famiglia. E’ qui, infatti, che si consumano la stragrande maggioranza degli abusi su minori, per opera di padri, patrigni, madri, zii, amici di famiglia, amanti, conviventi ecc…
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Tra gli abusatori, in percentuale molto minore, vi sono poi anche insegnanti, educatori, estranei, appartenenti a strane sette, e persino dei sacerdoti. Quanti sono quest’ultimi? Non è facile quantificarlo, certo non tanti come si vuole far credere. Il dossier pedofilia del Telefono Azzurro del maggio 2010 sottolineava proprio che i media creano una falsa percezione del problema, facendo credere che esso riguardi solo certe realtà, ad esempio la Chiesa, quando esso, al contrario, sarebbe “pervasivo”.
Le statistiche migliori le abbiamo per gli Usa, cioè il paese in cui sono avvenuti la gran parte degli abusi da parte di religiosi cattolici, in particolare negli anni Sessanta e Settanta. Esse ci dicono ad esempio che il numero dei sacerdoti cattolici abusatori è sensibilmente inferiore a quello dei pastori protestanti che hanno subito la stessa accusa. Un dato importante, perché insieme a quello sulla maggioranza degli abusi che avvengono in famiglia, valido universalmente, dimostra che il problema non è il celibato.
In secondo luogo sappiamo che circa l’80% dei religiosi colpevoli ha avuto rapporti omosessuali, soprattutto con adolescenti dai 15-16 anni. Infine non è secondario ricordare che in molti casi l’accusa di pedofilia, che è spesso anche un modo per rovinare una persona, per vendetta o altro, ha finito per divenire, negli Usa, un metodo per estorcere quattrini. Infatti in quel paese a pagare per la colpa del singolo sacerdote abusatore è l’intera diocesi: nascono così cause milionarie, talora di difficile valutazione (in quanto sovente testimone ed accusa coincidono e si parla di presunti fatti vecchi di 30 o 40 anni), in cui si finisce magari per arrivare ad una transazione.
Avviene cioè che la diocesi, o una qualche altra realtà (celebre il caso del cantante Michael Jackson, che pagò milioni di dollari per una accusa rivelatasi fasulla dopo molti anni), paga, senza neppure che si arrivi ad accertamento dei fatti: ma questa procedura, ovviamente, invoglia a nuove cause e nuovi business. Studi legali americani si sono così specializzati alla caccia al pedofilo, guadagnando cifre esorbitanti. In questo momento sembra che a finire nel mirino degli affaristi siano anche le Associazioni di scout, già condannate a pagare anch’esse cifre milionarie, per centinaia di casi di abusi.
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Fuori dagli Usa, invece, i casi di sacerdoti pedofili sono molto meno numerosi; in alcuni paesi abbiamo solo uno o due casi. In tante occasioni abbiamo anche accuse che nel lungo periodo si rivelano fasulle. Ne cito solo alcune: il cardinal Bernardin in America; il cardinal Pell, in Australia; ben 6 vescovi in Irlanda; Nora Wall, prima donna condannata per abuso, sempre in Irlanda, e poi scagionata; recentemente il vescovo Mixa in Germania; in Italia Don Govoni e decine di altri sacerdoti e religiosi, spesso attivi in zone di frontiera, al contatto con tossici, poveri, emarginati, e sottoposti quindi all’odio delle mafie, dei magnaccia…
Ma cosa c’è allora dietro il tentativo di far passare le colpe di singole sacerdoti per colpe collettive della Chiesa? Sicuramente ragioni ideologiche. Non per nulla dietro le accuse, a fomentarle, a promuoverle mediaticamente, a farle girare verticosamente sino a produrre un effetto panico creato ad arte da dubbi moralizzatori, vi sono movimenti abortisti, movimenti gay, cattolici del dissenso, atei incalliti come Dawkinse Hitchens, ex comunisti orfani della loro ideologia, ma ugualmente anticristiani, massoni… Con uno scopo ben chiaro: screditare la Chiesa, perché essa cessi di dire verità scomode nell’era del “vietato vietare”. Se voi violate i bambini, questo è il giochetto esplicito o implicito, come osate dirci che non è umano abortire, manipolare la vita, affittare gli uteri, vendere seme e ovuli, clonare l’uomo…?
Ma il diavolo fa le pentole, non i coperchi: per questo l’attacco mediatico, sovente in malafede, talora finalizzato solamente a vendere e fare scandalo, potrà servire al papa per fare pulizia di tanta “sporcizia” che effettivamente c’è, nella Chiesa come nella società. Ma ogni crisi morale nasce e deriva da una crisi di fede: è quando si perde Cristo, che alcuni sacerdoti perdono anche il senso della loro grande vocazione. E’ dunque dalla crisi di Fede odierna che occorrerà ripartire.