Far viaggiare gli elettroni attraverso il tempo? Il fisico Antonino Zichichi rivela a IlSussidiario.net che le scoperte della scienza sono molto più avanti di quanto si immagini. Il fisico italiano già da diversi anni ha condotto degli esperimenti sulle particelle elementari, facendole ritornare indietro nel tempo. Una scoperta che va ben oltre la presunta «macchina del tempo» che sarebbe stata scoperta da Seth Lloyd, del Mit di Boston, alla guida di un gruppo internazionale di ricercatori che include pure due italiani (Lorenzo Maccone e Vittorio Giovannetti).



Il professor Lloyd, sulla base dei presupposti della fisica quantistica e del teletrasporto, è giunto a teorizzare che le particelle potrebbero essere trasportate non soltanto da un luogo all’altro, ma anche indietro nel tempo. E questo preluderebbe a una «macchina del tempo» in grado di trasferire le persone dal futuro al passato. Una definizione che Zichichi però non condivide.



Come spiega lo scienziato italiano, il corpo umano è composto interamente da particelle che sono state fatte viaggiare avanti e indietro nel tempo nel corso di diversi esperimenti scientifici, alcuni dei quali condotti dallo stesso Zichichi. Ma non è possibile fare altrettanto con le persone, e il segreto potrebbe risiedere nei cosiddetti «mesoni K», l’unica particella sulla quale l’esperimento non ha funzionato.

Professor Zichichi, è davvero possibile trasferire le particelle elementari dal futuro al passato?

Per i fenomeni fondamentali e le particelle elementari andare avanti o indietro nel tempo è esattamente la stessa cosa – esordisce Zichichi -. Il primo a sostenerlo è stato il fisico ungherese Eugene Wigner, che ha elaborato il cosiddetto Teorema del tempo. La cui formulazione ha dimostrato di essere scientificamente valida, e che del resto è intuitiva anche per i non addetti ai lavori. Le persone infatti distinguono il passato dal futuro perché sono dotate di memoria e di strumenti di misurazione del tempo, come gli orologi. Ma un elettrone non ha né memoria né orologio».



 

D’accordo, ma un conto è teorizzarlo, altra cosa è dimostrarlo a livello sperimentale…

 

E infatti io stesso ho condotto l’esperimento che stabilisce che il Teorema del tempo per le forze elettromagnetiche ha una validità dimostrabile con un’altissima precisione. E così il Teorema ha superato la grande avventura sperimentale. Nonostante tutti gli eventi del mondo in cui viviamo procedano sempre dal passato verso il futuro, per i fenomeni relativi alle particelle fondamentali andare dal futuro al passato o viceversa è esattamente equivalente».

 

Ma se è così semplice come dice lei, perché nessuno è mai riuscito a tornare indietro nel tempo?

 

In molti lo vorrebbero fare. Arrivati all’età di 100 anni, sognerebbero di ritornare a 20. Il motivo per cui non si può è che, a differenza delle particelle elementari, noi uomini siamo oggetti molto complicati. Abbiamo memoria, orologi e molte altre cose. Ma questo non ci deve portare a concludere che il teorema del tempo non sia valido.

 

 

E allora dove sta l’inghippo?

 

Finora l’unico esperimento in cui il teorema di Wigner non ha funzionato è stato quello condotto nel 1964 con un decadimento molto raro in natura, i mesoni K. Io, lei e tutte le altre persone siamo macchine elettromagnetiche, tutto ciò che facciamo è elettromagnetismo, in cui però c’è la sintesi di tutto quanto esiste. In altre parole, siamo oggetti macroscopici. Al contrario delle forze fondamentali, che sono di quattro tipi: elettromagnetiche, deboli, gravitazionali e subnucleari forti. E tutte e quattro possono andare avanti e indietro nel tempio. Un vero paradosso, dal momento che gli esseri umani sono composti da protoni, neutroni ed elettroni, che sono particelle elementari le quali, come tutte le altre, obbediscono al Teorema del tempo e dunque possono ritornare nel passato.

 

E per quale motivo, se possono farlo le particelle di cui siamo composti, non potremmo farlo anche noi?

 

Questo è l’interrogativo cui nessuno scienziato è ancora riuscito a rispondere. L’unico appiglio in nostro possesso per spiegare perché la freccia del tempo nel nostro mondo vada sempre dal passato al futuro è l’esperimento sui mesoni K. Che però nessuno ancora è riuscito a utilizzate per spiegare il fatto che, mentre le particelle elementari possono procedere a ritroso nel tempo, noi non siamo in grado di farlo.

 

 

L’esperimento dell’equipe di Seth Lloyd potrebbe essere la chiave che risolve l’enigma?

 

Assolutamente no. E il motivo è che Lloyd non ha condotto nessun esperimento, ma soltanto elaborato una teoria con considerazioni peraltro molto discutibili. Non c’è stato il minimo tentativo di legare tutte queste chiacchiere a fenomeni sperimentali. La grande lezione di Galileo Galilei è che io posso immaginare qualsiasi cosa, formulare qualsiasi teoria, elaborare qualsiasi modello matematico. Ma arrivato a questo punto, se sono uno scienziato devo dire: «Signore e signori, lo volete dimostrare? Per farlo dovete condurre questo esperimento». E quale esperimento devo condurre per dimostrare che è possibile tornare indietro nel tempo? Nessuno è in grado di dirlo.

 

La differenza tra una teoria sottoposta a verifica sperimentale e una che non lo è, consiste nel fatto che nel secondo caso affermare fare tutto quello che mi pare e piace. E oggi abbiamo una grande quantità di teorie che non portano a nessuna prova sperimentale.

 

Ma è possibile separare tempo e spazio, attraversando il primo senza cambiare il secondo?

 

Per rispondere, bisogna prima dire cosa sia il tempo. E chi c’è riuscito non stati i filosofi, ma noi fisici sbattendoci la testa contro dopo 200 anni di esperimenti. Basandosi sulle quattro equazioni del matematico scozzese James Maxwell, il fisico olandese Hendrick Lorentz ha scoperto il principio d’invarianza. Una legge cioè che esige che se il tempo è reale, lo spazio deve essere immaginario, e se lo spazio è reale, il tempo deve essere immaginario.

 

Intende dire che sono entrambe convenzioni, per cui non è possibile parlare di tempo prescindendo dallo spazio e viceversa?

 

Esattamente. Spazio-tempo non possono essere separati. Per secoli nessuno scienziato se n’era accorto. Se dico: «Oggi sono a Bologna», do una informazione spaziale e temporale. Se invece dico: «Io sono a Bologna», non dico nulla, perché tra mille anni non ci sono più. Spazio e tempo non sono cioè come il cloruro di sodio (formula chimica del sale da cucina, Ndr), che posso scindere ottenendo il cloro e il sodio. Da questa complessità è nato un finimondo, perché oggi abbiamo capito che se spazio e tempo fossero entrambi reali, non sarebbe possibile la vita.

 

E quindi oggi siamo molto più avanti di quello che il grande pubblico possa immaginare e i problemi sull’andare avanti e indietro nel tempo li abbiamo risolti tutti e non c’è nulla di nuovo che possa essere scoperto.

 

 

Eppure molti scienziati oggi sono disponibili a credere alla macchina del tempo, ma quando si parla di fede storcono il naso…

 

Sì, ma tutti i giganti della scienza sono sempre stati credenti. La fisica studia la componente immanente della nostra esistenza, mentre la fede riguarda l’aspetto trascendente. L’ateismo dice che quest’ultimo non esiste, ma non lo sa dimostrare. Che la scienza non possa essere in contrasto con la fede, lo rivela il modo in cui è nata la fisica. Cioè dal pensiero di Galileo Galilei, che ha lasciato scritto: «Colui che ha fatto il mondo è più intelligente di tutti, filosofi, matematici e fisici messi insieme. E l’unico modo per sapere come ha fatto a crearlo è porgli delle domande». Quando Galileo ha scoperto la scienza non c’erano telefonini, radio e satelliti.

 

Ma anche oggi che abbiamo potenti mezzi di comunicazione, abbiamo raggiunto la luna e siamo in grado di esplorare l’intero universo, come mai noi non riusciamo a vedere Dio? «Perché Dio non esiste», dicono gli atei. Ma la sfera trascendente non può obbedire alle stesse leggi della materia. Quando tra cinque miliardi di anni il sole si spegnerà, il trascendente sarà ancora tutto lì e rimarrà invariato, perché si trova al di fuori del tempo.

 

Ma non teme che, facendo queste affermazioni, la si accusi di avere dimenticato di essere uno scienziato?

 

Al contrario, io posso affermare tutto questo proprio grazie alla scienza. Se non fosse per la fisica, io non riuscirei a convincere il mio amico ateo che esiste una logica che regge il mondo. Se c’è qualcosa che può mettere in crisi l’ateismo è l’esistenza di questa logica. Chi la nega, contraddice la scienza. Se non esistesse questa logica io sarei disoccupato. E invece no, sono occupatissimo, nel tentativo di comprendere le conseguenze di questa logica. Mentre se fossimo figli del caos allora avrebbero ragione i miei amici atei.

 

Il messaggio della scienza è che c’è una logica, e se c’è allora ci deve essere anche un Autore. Coloro che negano l’esistenza dell’Autore sono in contraddizione logica. L’ateismo quindi è atto di fede nel nulla, non è un atto di ragione.

 

 

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(Pietro Vernizzi)