L’odierno avvenimento della consegna del Premio “Dino Villani” a un prodotto particolarmente significativo della realtà gastronomica padovana costituisce per l’Accademia Italiana della Cucina uno dei momenti più importanti della sua attività associativa e culturale.
Ideato nel 1989, pochi mesi dopo la scomparsa di colui che è considerato il padre della moderna scuola pubblicitaria italiana, il Premio giunge quest’anno alla sua 22.ma edizione e vede i prodotti tipici locali gratificati per la quarta volta, dopo il Sangue Morlacco della Luxardo, il Prosciutto Dolce dei Fontana di Montagnana e la Pazientina, antico emblema della pasticceria padovana. Mette conto di rilevare come il Premio sia stato istituito per assegnare significativi riconoscimenti accademici a prodotti di nicchia, di prevalente realizzazione artigianale, frutto di ricuperi di tradizione, di ricerca storica, di impegni culturali.
E la Noce del Santo, che oggi riceve il Premio, risponde appieno ai requisiti richiesti dal regolamento, ma si carica anche di una valenza sociale che non è sfuggita al Consiglio di Presidenza della nostra Accademia. Mi si consenta un’ultima notazione e un breve cenno alla figura di Dino Villani che fu anzitutto uno dei fondatori dell’Accademia Italiana della Cucina, insieme a Orio Vergani, Dino Buzzati, Arnoldo Mondatori, Arturo Orvieto, Ernesto Donà delle Rose, Giò Ponti e tanti altri esponenti della cultura italiana e del giornalismo. E tra essi anche un padovano: Massimo Alberini, nato nel 1909 in via dei Savonarola, figlio del segretario particolare del senatore Stefano Breda, della cui Fondazione le cronache si sono purtroppo dovute occupare in questi ultimi mesi.
Era la sera del 29 luglio 1953, al ristorante Diana di Milano, il momento storico della nascita dell’Accademia. Un momento caratterizzato da un episodio che appartiene all’aneddotica del sodalizio. Orio Vergani, poco prima di prendere posto a tavola, si accorse che i presenti erano tredici e rifiutò decisamente che si iniziasse il convivio. Arnoldo Mondadori si precipitò allora al telefono e convocò urgentemente Tom Antongini, segretario e biografo di Gabriele D’Annunzio, che si precipitò al Diana per fare il quattordicesimo convitato. E quella fu l’unica volta della presenza di Antongini in Accademia. Se è documentata la data di nascita del sodalizio, non altrettanto può dirsi del momento in cui nacque l’idea. L’ipotesi più attendibile rimane quella di un lungo colloquio tra Villani e Vergani durante un viaggio in treno da Milano a Suzzara.
Poco tempo dopo, fu Orio Vergani a inviare Massimo Alberini, allora cronista del Corriere della Sera, in Francia a verificare come fossero organizzate e come operassero le Confraternite gastronomiche d’Oltralpe. Ma di Dino Villani sono ancora da ricordare idee e iniziative che sono durate nel tempo. Fu sua l’idea del concorso di Miss Italia. Fu sua l’iniziativa del Premio Notte di Natale Don Gnocchi e quella dell’Ambrogino d’Oro di Milano, soltanto per citare alcune delle più importanti. Ma ci fu di Villani un’idea che ben si attaglia all’odierno evento padovano.
I Motta del famoso panettone milanese gli espressero un giorno la loro preoccupazione per l’inattività dei loro impianti per troppi mesi all’anno: praticamente da novembre ad agosto o giù di lì. Dino Villani ci pensò qualche giorno. Poi si presentò alla Motta con la sua idea: la colomba pasquale. Un dolce che ha avuto un’enorme fortuna e di cui Villani deve essere, ovviamente, considerato il padre. Ecco perché sono convinto che oggi sarà un bel giorno anche per lui.