Quando ero ragazzo mi spiegarono la differenza tra sciopero e serrata. Lo sciopero – mi dissero – è quello dei lavoratori, che interrompono la produzione per danneggiare il padrone e quindi indurlo a trattare. La serrata è l’opposto dello sciopero: la fanno i padroni, che chiudono la fabbrica per danneggiare i lavoratori e costringerli a piegarsi.



Oggi mi chiedo: gli editori sono lavoratori? No, evidentemente no: gli editori sono padroni. E gli editori, che si sono messi alla guida di un fronte corporativo di giornalisti, hanno deciso che oggi non escono i giornali. Diciamo che questa giornata di silenzio- stampa può definirsi una serrata.

Per questo io, che sono giornalista e cerco di essere giornalista libero, non aderisco: siccome sono sempre stato di sinistra, ho sempre considerato le serrate l’aspetto più reazionario e odioso delle politiche padronali. E anche il mio giornale (il settimanale “Gli Altri”, essendo un settimanale di sinistra non aderisce alla protesta e oggi sarà regolarmente in edicola).



Mi scuserete se uno questi toni un po’ antichi, da sindacalista d’altri tempi. Lo faccio perché sono molto arrabbiato. Sono arrabbiato perché la discussione politica sulla legge che limita le intercettazioni (e la possibilità di pubblicarle sui giornali) sta avvenendo in forme assolutamente fumose, e a parti invertite.

È una legge che limita il potere delle spie e frena lo strapotere degli editori, cioè – esattamente – ridimensiona i poteri occulti che da decenni guidano e condizionano la politica italiana. Sarebbe logico che in modo aperto la sinistra difendesse questa legge (magari correggendone alcuni articoli che certo non sono perfetti) e la destra reazionaria invece le si opponesse con tutti i mezzi, considerandola una legge ostile. Invece la destra reazionaria si è alleata con la sinistra e ha accettato che la sinistra assuma la leadership della protesta rovesciando così lo stato delle cose e la limpidezza del dibattito politico.



A me non sembra che questo gigantesco equivoco – che vede la sinistra italiana accettare la leadership di Carlo De Benedetti, di Rupert Murdoch, e dei due gemellini figli di Montanelli (che è stato il più conservatore dei giornalisti italiani del ‘900) Feltri e Travaglio – sia un equivoco da poco.

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A me sembra che travolga la sinistra e la ponga in una posizione del tutto subalterna ai settori illiberali della destra. Per questo sono angosciato, e un po’ indignato. Una sinistra che inghiotte con spensieratezza lo schiaffo subito a Pomigliano dalla Fiat (lo schiaffo antioperaio) e si straccia le vesti per una legge che ostacola il potere spionistico, a me sembra morta.

 

La legge contro la quale gli editori (spalleggiati dalla Fnsi) hanno dichiarato la serrata, non sarà una legge perfetta ma ha il pregio di difendere la privacy e la libertà dei cittadini e di ostacolare l’invadenza dei poteri occulti e la loro possibilità di guidare la lotta politica.

 

Chiamarla legge bavaglio è una trovata propagandistica che a me ricorda molto certe formule “berlusconiane” . È politica spettacolo. Ma Berlusconi, se scendiamo sul piano della politica spettacolo, è molto più bravo di noi. A noi converrebbe riportare la politica sul piano della politica-politica. Sembra però che non ne siamo capaci.