Gli ispettori di Bankitalia, dopo aver effettuato degli accertamenti nel Credito Cooperativo, hanno rilevato un conflitto d’interesse, da parte dell’ex presidente Denis Verdini di 60 milioni di euro.
Nel Credito Cooperativo Fiorentino, presieduto a lungo da Denis Verdini sono stati riscontrati «gravi carenze ed irregolarità» in materia di antiriciclaggio da parte degli ispettori di Bankitalia che dal 25 febbraio al 21 maggio scorsi hanno effettuato gli accertamenti. Secondo Bankitalia ci sarebbero stati «un’ampia deviazione della gestione aziendale dai canoni propri del modello mutualistico» e «gravi anomalie ed irregolarità nelle relazioni creditizie» che «hanno condotto ad una elevata lievitazione dei livelli di concentrazione e di deterioramento della qualità degli impieghi».
Secondo gli ispettori l’incapacità gestionale, poi, avrebbe «determinato il sostanziale azzeramento della capacità reddituale» della banca. Non solo: pare che l’esecutivo dell’istituto fosse «scarsamente autorevole» il collegio sindacale «privo di sufficiente indipendenza». Tutto il potere, in pratica, era saldamente e «totalmente accentrato» nelle mani di Verdini il quale sarebbe stato il «principale fautore della politica di espansione creditizia verso clientela di grandi dimensioni, fra cui rientrano anche iniziative riconducibili al suo gruppo familiare». Tutto ciò sarebbe stato realizzato contro le indicazioni provenienti dall’istituto di Vigilanza e dalle «linee strategiche elaborate per il triennio 2008-2010, che prevedevano la diversificazione del portafoglio crediti a favore delle famiglie e delle piccole e medie imprese». Il conflitto d’interessi ammontava, sempre secondo la Banca d’Italia, a 60 milioni di euro.
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