Francesco Cossiga ha dichiarato una volta: «Come a qualcuno piacciono i fiori, a me piacciono le spie». E non a caso, nella sua vita il presidente emerito si è trovato al centro di alcuni dei più scottanti segreti della storia repubblicana. Misteri che in parte Cossiga ha svelato nel corso di numerose interviste. Anche se sulla maggior parte di essi non si è mai pronunciato apertamente, limitandosi a pochi accenni sibillini che lasciavano intuire che conosceva molto più di quello che voleva dire.
Segreti che potrebbero costituire proprio i contenuti delle missive, sigillate e custodite in un plico, che Cossiga ha scritto poco prima di morire perché fossero inviate al presidente della Repubblica, al presidente del Senato, al presidente del Consiglio, al segretario generale del Senato e al presidente della Camera. Le lettere, secondo le disposizioni di Cossiga, dovevano essere consegnate solo dopo la sua morte. Le lettere sono già state inviate. La prima è già stata ricevuta dal presidente della Camera.
LE DOMANDE SULLE ULTIME LETTERE – Che cosa c’è nelle lettere segrete? Il presidente emerito non è mai stato un personaggio dagli scritti di pura circostanza. Di sicuro quelle missive Cossiga non le ha scritte per se stesso ma per i posteri. Sono documenti con cui l’ex presidente della Repubblica e protagonista della vita politica del nostro Paese ha voluto lasciare traccia di sé. Con delle preziose indicazioni per la vita politica futura.
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Cosa ci potrebbe essere dunque in quelle lettere? Una rilettura del tragico rapimento e assassinio di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse? Il rimpianto per non avere fatto il possibile per salvargli la vita? O anche una riflessione sul perché e sul come Aldo Moro fu ucciso? O forse in quelle missive c’è ancora qualcosa su Gladio, la misteriosa organizzazione segreta operativa durante la guerra fredda, ma la cui esistenza si è scoperta solo nei primi anni ’90?
«SONO IL FINTO MATTO» – Nel corso della sua vita Cossiga ha rilasciato numerose interviste, nel corso delle quali ha compiuto rivelazioni non trascurabili. Secondo alcuni, soprattutto negli ultimi tempi il Picconatore aveva la tendenza a spararle un po’ grosse. O forse, secondo altri, era l’unico che parlava con franchezza, dicendo le cose come stanno senza curarsi delle conseguenze. «Io non sono matto, faccio il matto. Io sono il finto matto che dice le cose come stanno», spiegò il presidente divenuto Picconatore nel 1990.
LA STRAGE DI BOLOGNA – Emblematica la sua ricostruzione della strage avvenuta alla stazione di Bologna. «La strage – disse rispondendo a un esponente dell’Olp – fu causata fortuitamente e non volontariamente da una o due valigie di esplosivo che attivisti della resistenza o del terrorismo palestinese trasportavano per compiere attentati fuori dall’Italia e non comunque a obiettivi italiani». In pratica, secondo Cossiga, esisteva un accordo tra governo italiano e palestinesi, per consentire a questi ultimi di transitare nel nostro Paese, in cambio della garanzia di risparmiarlo dagli attentati. Tranne che in quell’unico, tragico caso del 1980, avvenuto però per un fortuito incidente e non per un disegno eversivo della destra.
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I FINANZIAMENTI DEL PCI – Ma Cossiga ha fornito delle rivelazioni anche sui rapporti tra il Partito comunista italiano e il blocco sovietico. Tutto nasce quando il 28 novembre 1991 l’allora presidente della Repubblica scrive al presidente del Consiglio Andreotti una missiva riservata a proposito di una informativa dell’Ambasciata italiana a Mosca. Cosa conteneva quell’informativa? Una verità imbarazzante: dopo il fallito tentativo di colpo di Stato di Gorbaciov, lo stesso Kgb che aveva finanziato quel golpe aveva anche organizzato il riciclaggio di un’impressionante somma di denaro. I fondi segreti del Kgb dovevano essere «lavati» attraverso il finanziamento delle attività di alcuni partiti nell’orbita comunista in Europa, e allo scopo venne contattato il Pds. Benché lo strappo della Bolognina fosse stato abbondantemente consumato già da due anni, il riferimento italiano del Kgb risultava dunque la medesima, inossidabile istituzione di sempre: Botteghe Oscure.
I MISTERI DELLA TELEFONATA NOTTURNA – I soldi vennero offerti, secondo quanto ammesso da Massimo D’Alema che però rifiutò. D’Alema nel 1991 declinò l’offerta inviando a Mosca un suo uomo di fiducia per ringraziare, con garbo, e chiudere lì il caso. Interrogato sul perché non decise mai di farne parola, D’Alema si giustificò dicendo che in assenza di reato, non vi erano gli estremi per ricorrere alla magistratura. Ma l’aspetto più misterioso della vicenda è un altro: D’Alema decise di rivelare la cosa, ancora segreta, a Cossiga nel corso di una telefonata notturna, avvenuta proprio nel momento in cui la sinistra italiana ne chiedeva le dimissioni da presidente della Repubblica.
I DDL SUI SERVIZI SEGRETI – Come se non bastasse, a dimostrazione della sua passione per il controspionaggio, Cossiga ha dedicato gli ultimi due disegni di legge proprio ai servizi segreti italiani. Nel ddl 1532, Cossiga ha proposto l’equiparazione del servizio in «Stay Behind», meglio noto come Gladio, «al servizio prestato presso le Forze armate dello Stato, con esclusione di qualsiasi effetto ai fini retributivi, previdenziali e assistenziali» e il riconoscimento dell’associazione degli ex gladiatori come associazione d’arma al pari delle altre riconosciute dal ministero della Difesa.
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Nella relazione al ddl, Cossiga sottolinea che i membri della struttura italiana «durante tutto il periodo seguito allo scioglimento dell’organizzazione, hanno subìto una vera e propria persecuzione politica e giudiziaria, contraddistinta da pesanti illazioni sulla pretesa natura eversiva di Gladio e sull’ingiusto collegamento della relativa organizzazione ai non ancora del tutto chiariti episodi di destabilizzazione sofferti dal nostro Paese dagli anni ‘60 sino alla definitiva sconfitta del terrorismo e soprattutto alla fine della guerra fredda».
IL COPASIR – Nel ddl 1659, l’ultimo di cui è stato primo firmatario, presentato il 6 luglio 2009, Cossiga propone di conferire al Comitato parlamentare per la sicurezza dello Stato (Copasir), quello che si occupa dei servizi segreti, la facoltà di usare i poteri propri della commissione parlamentare d’inchiesta, e di esentare il Copasir stesso dalle limitazioni imposte alla magistratura ordinaria in materia di segreto di Stato.
LA STRAGE DI USTICA – Tra le verità scomode dell’ultimo Cossiga, raccontate nel libro «Fotti il potere», quella secondo cui «la mafia ci appartiene, tanto vale accettarla», ma anche «governare è far credere» e «i politici sono marionette nelle mani dei banchieri». Nel 2007 inoltre dopo le assoluzioni dai depistaggi per i generali dell’Arma Azzurra, Cossiga disse che a sparare il missile di Ustica era stata la Francia: un errore, maledetto (senza spiegare perché un Mirage se sarebbe andato in giro per il Mediterraneo puntando aerei civili). Infine, profondamente amare le parole pronunciate da Cossiga il 15 febbraio 2001 sul sequestro e l’uccisione di Aldo Moro: «Io ho concorso ad uccidere o a lasciar uccidere Moro quando scelsi di non trattare con le Br e lo accetto come mia responsabilità, a differenza di molte anime candide della Dc».
(Pietro Vernizzi)