Luca Telese, sul sito del Fatto quotidiano, fa un ritratto del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga mettendone in luce paradossi e contraddizioni, ma lasciando trapelare una certa simpatia per lui.

«Cossiga fu, nella prima Repubblica – spiega Telese – un uomo legato alla fedeltà atlantica, il sottosegretario alla difesa che prese sulle sue spalle la responsabilità di Gladio». Fu inoltre, il ministro dell’Interno della fermezza, «durante il sequestro Moro, con tutto quello che questo comportava (compreso i capelli, che come raccontava lui stesso, gli divennero bianchi in una notte sola)», ma anche quello della lotta al terrorismo «il giorno della morte di Giorgiana Masi, con poliziotti in borghese (come il famoso agente Santone) infiltrato nei cortei». Cosa che Cossiga raccontò in futuro, «con la spietatezza di cui poteva essere capace», ma «ma dicendo la sua verità.
 



 Per Luca Telese, in particolare Cossiga era l’unico che poteva permettersi di sostenere entrambi gli schieramenti senza cadere in contraddizione: «arrivò a definire Berlusconi“l’anticristo” (il che non gli impedì di sostenerlo, in alcuni casi, e di vedere suo figlio Giuseppe eletto deputato del Pdl)» e quando «gli si ricordava che era di destra rispondeva beffardo: “Alle primarie ho fatto il tifo per il mio amico Vendola…”». Disse che piuttosto che votare Veltroni si sarebbe fatto frate e, da presidente, «picconò la prima repubblica, cavalcò l’onda di emotività di Tangentopoli (fino a sostenere Di Pietro!) rottamò politicamente (e polemicamente) il pentapartito e il suo stesso partito (la Democrazia Cristiana)». Non solo. Ricorda Telese che nel 1999 fondò un partito, l’Udr. Un partito piccolo che, tuttavia, «permise la nascita del governo D’Alema, portando – come ricordava con orgoglio prima, e con pentimento poi – “un ex comunista a Palazzo Chigi”»



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